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  • Linea di frattura, con happy ending

    A distanza di nove mesi ho finalmente percepito la presenza della rottura. La linea di frattura è lì, nitida, tra la foto della serratura all’Ordine di Malta e quella al chiostro del Bramante, un segno netto, un prima e un dopo.

    Può sembrare una cosa banale l’accorgersene in questo modo, lo capisco, ma il cervello è strano e a volte fa un po’ come cazzo gli pare. E altrettanto capisco che è inutile girarci intorno, devo prendere atto del fatto che quello che ero prima non sono più ora, che la versione di me di adesso è un po’ rotta.

    Alcune cose posso farle, altre mi sono consentite in modo diverso, altre ancora ciao perché andrei a fare la fine di Humpty Dumpty giù dal muretto. E quindi vado avanti così, con i piedi di piombo, aggiustato per quanto possibile, pensandomi a volte come una di quelle tazze giapponesi, rotte e recuperate dai loro cocci e tenute insieme da un amalgama dai colori rosso e oro.

    E il mio è un amalgama davvero speciale, ha tenuto insieme i miei pezzi e mi ha dato la solidità che mi serviva. E mi ha reso anche più bello, echecazzo. E sei tu Antonella, amore mio, il mio amalgama.


    E il post sarebbe dovuto fine al punto subito qui sopra, ma scrivendo ho sentito che c’era qualcosa d’altro da dire.

    Sono qui, completamente spaesato, nella casa vecchia, e mi manchi Antonella, sono triste perché mi aspettavo di trovarci alcune cose ma non ci sono più, e mi manchi da morire, ma sono anche felice perché sto scrivendo di cose mie e soprattutto di amore fregandomene del resto e pensando a scrivere e basta. E vaffanculo. L’ho detto che mi manchi?

  • In chiusura di anno

    Caro 2022, nel bene e nel male sei stato molto intenso, eh.

    C’è stato il matrimonio e la relativa preparazione, la festa con amici e parenti, e il viaggio di nozze, l’Islanda (incredibile) e Napoli.

    Poi il pasticciaccio brutto a Roma ad inizio ottobre (qui la spiegazione di quel che è successo, il tipo B) con il successivo stravolgimento di praticamente tutti i programmi.

    Nella sfiga ci sono le cose buone: ho smesso di fumare, ho perso diversi kg, ho anticipato il trasferimento in pianta pressoché stabile a Bologna con Antonella, e non ultimo sono qui a scriverne.

    Oggi io e Antonella abbiamo chiuso il 2022 con la visita ad una mostra su Banksy, Jago e TV Boy, ed una lunga passeggiata sotto i portici, tre cose che adoro particolarmente (Antonella, le mostre, i portici).

    Domani apriremo il 2023 con un giro a Padova (altra mostra, ho già detto che mi piace?), e continueremo ad attendere ansiosi e fiduciosi la data dell’intervento (che dovrebbe avvenire a breve), per riavere una vita più normale.

    Auguro a tutti un 2023 pieno di gioia, serenità e cose belle, con un particolare occhio di riguardo a me e Antonella, ché secondo me ce lo meritiamo. Auguri amore mio <3

  • We’re married, bitch!

    Quale migliore occasione di un cambiamento radicale per rimettere le mani al blog?

    Ebbene sì, esattamente un mese fa io e Antonella ci siamo sposati! Il titolo riporta la sfacciataggine di chi gode come un matto per essere riuscito, a dispetto di figliolanze, distanze, varie ed eventuali, a compiere il grande passo.

    Ti racconto velocemente la nostra storia.

    La nostra storia nasce inizialmente grosso modo 28 anni fa, in maniera assolutamente casuale, come spesso accade alle cose più belle. Prosegue, proprio bella, con la leggerezza adolescenziale, e poi termina bruscamente, ancora a causa della leggerezza adolescenziale (la mia, mi dispiace amore) (ma su questo ci torno dopo [*]).

    Io sparisco e gli anni passano poi arrivano i figli poi le storie finiscono ma riusciamo in qualche modo a restare in contatto, gli amici comuni come collante. Poi, circa quattro/cinque anni fa, sempre grazie al collante di cui sopra, un lampo a ciel sereno: “Ma sai che Anto, quasi quasi, eh?”, dico a me stesso. Passa qualche mese, ed al termine di una serata assolutamente tranquilla, prendo la migliore delle decisioni: le metto la lingua in bocca. Lo so, il romanticismo non sta di casa qui, ma oh, ho seguito l’istinto, e WOW.

    Il resto, come si dice, è storia. Ed è la nostra <3.

    E adesso?

    Adesso continuiamo nel percorso che ci siamo dati, quello che ci porterà, il prossimo anno, a stare finalmente a tempo pieno sotto lo stesso tetto.

    Antonella, io la amo tantissimo.

    Tra di noi c’è questa enorme chimica, che riempie ogni sfera del nostro rapporto, e rende tutto davvero speciale. Tutto. E poi, non lo dimentico mai, mi ha tirato fuori a forza di braccia da uno stato di orsitudine estrema (i miei colleghi amano dire che fino a qualche anno fa bevevo l’acqua dalle pozzanghere, e trovo che renda molto bene l’idea), e di questa cosa le sarò sempre riconoscente. Grazie amore mio. Non so di preciso cosa lei possa aver preso di buono da me, ma so quello che ho avuto io: la profonda ostinazione di chi prova un amore grandissimo e ne trae la forza per continuare a crederci, a dispetto delle difficoltà. Grazie amore mio l’ho già detto?

    Intanto torno a questo [*]: quello che penso, da uomo di quaranta-ormai-sette anni, è che, al netto di essere sinceramente dispiaciuto per averla fatta soffrire tanti anni fa, ma amore mio, preferisco un milione di volte averti con me adesso, il nostro amore “maturo” è impagabile.

    E adesso?

    Adesso continuiamo nel percorso che ci siamo dati, costruendo la nostra famiglia, assieme ai ragazzi, pianificando viaggi (senza i ragazzi), divertendoci (la indovini con una), nella spensieratezza adolescenziale di un amore maturo (non so a lei, ma a me piace un casino questa definizione).

    (Una nota a margine su questo post: è stato abbastanza faticoso approcciarsi alla pagina bianca, ma mi è piaciuto. Sia mai la volta buona che ricomincio a scrivere?)

  • Il quarto uomo – F. Schatzing – pos. 4996

    […] Invece le cose importanti devono essere due. Ognuno deve restare la cosa più importante per sé, solo così una relazione può funzionare, solo così ci può essere rispetto. Ma proprio per questo penso pure che l’insieme delle esperienze comuni sia l’intersezione dei nostri mondi personali. Uno deve essere felice da solo, altrimenti non può essere felice con nessuno.

  • Due parole su Parigi

    C’è quella sensazione di sgomento, di assenza improvvisa di terreno sotto i piedi, quel senso di passività che ti prende quando vedi un simbolo sgretolarsi, la Storia sparire; mi sale il ricordo delle statue dei Buddha in Afghanistan, le Torri Gemelle, il Vecchio Ponte a Mostar, simboli che erano e che non sono più. Non ci si può fare nulla, se non serbarne la traccia, il ricordo. 

  • Lettera aperta ad un costruttore di automobili

    Amico costruttore di automobili, ti scrivo questa lettera aperta per darti – in quanto utilizzatore delle tue costruzioni – un consiglio, un piccolo suggerimento. Seguo con interesse gli sviluppi della tecnologia automobilistica, sono affascinato dalle dimostrazioni delle auto a guida automatica, e quindi, con lo sguardo verso il futuro, mi chiedo: perché non dotare le automobili di un dispositivo che impedisca l’accensione degli abbaglianti in autostrada? Vuoi per distrazione, vuoi per fallocefalìa, molti automobilisti peccano, da questo punto di vista, ed io, da parte mia, risparmierei di muovere dei bilichi di porchiddii ogni volta che oltrepasso un casello.

    Dai così, viva l’auto del futuro.

    Massimiliano

  • Una cosa bella del diventare grandi

    Una cosa bella del diventare grandi è che se verso metà pomeriggio ti viene voglia di fagiolini(*), dopo l’ufficio puoi fermarti al super per comprare i fagiolini e cucinarli per cena.

    (*) sostituire con cosa a piacere

  • All’improvviso, senza motivo

    Così, all’improvviso, senza un motivo, una cosa di tanti anni fa.

  • Milestone

    L’omino della pizza a domicilio che riconosce al volo la tua voce e compila l’ordine come il completamento automatico di Chrome.