I ricordi sono come un laghetto.
Uno specchio d’acqua, a volte invitante, a volte spaventoso, capace di dare sollievo, oppure di incutere timore. E in questa acqua, che tutti bagna, più o meno di frequente, ci si può immergere in vari modi. Ci si può lasciar affondare piano piano, un poco alla volta, centimetro dopo centimetro, godendo delle sensazioni provate. Oppure ci si può cadere dentro per sbaglio, complici i bordi scivolosi, trovandosi improvvisamente e indesideratamente sommersi. O ancora, si può scegliere la via più veloce, più impetuosa, il tuffo.
Il tuffo scatena emozioni forti, scariche di adrenalina; si è consci che l’acqua potrebbe essere fredda, che è possibile fare una bevuta o dare una spanciata. Ma l’emozione ha il sopravvento, e via, si salta, attendendo il momento in cui ci si troverà sommersi.
Io questa volta ho deciso di saltare.
L’acqua era fredda, in effetti, e quasi mi ha bloccato il respiro, ma era allo stesso tempo piacevole, e il peso del liquido sopra di me assolutamente sopportabile. Poi, una volta riemerso, la consapevolezza che il passato, per quando indubbiamente bello, è passato, e che restarci dentro, equivarrebbe a soffocare. Mi godo quindi il presente, me lo vivo, sapendo comunque che, nel caso in cui dovesse servire, quel laghetto la c’è sempre.
Alla prox
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