Cedere il passo


Una delle cose che segnano il passaggio da trapiantato a locale è la conoscenza delle strade. Per arrivare da A a B ci sono due percorsi: quello normale, indicato dai navigatori satellitari e dalle comuni indicazioni richieste alla persona incontrata per strada, e la scorciatoia, utilizzata dai locali, da chi vive in zona, generalmente più tortuosa, ma mai trafficata. Ecco, la scorsa estate sono stato iniziato dalla collega Francesca ad una delle scorciatoie più efficaci del circondario, un percorso nella campagna che mi porta da casa [Bellaria] ad una cinquantina di metri dal casello di Rimini Nord [Santarcangelo]. Mi ricordo ancora le sue parole nel guidarmi, quel giorno.

“E’ veramente poco trafficata, la conoscono solo quelli del posto, ma devi essere pronto, per farla”
“?”
“Strettissima, con curve senza visibilità, animali che attraversano. E devi essere pronto a cedere il passo”

Già, cedere il passo. La strada è veramente stretta, due macchine assieme non ci passano, e gli spazi per accostare a lato sono pochi. Percorrerla significa guardare lontano alla ricerca di un veicolo che giunge in senso contrario, valutare la propria distanza dallo slargo, predisporsi mentalmente a farsi da parte facilitare il passaggio dell’altro, cedere il passo, quindi. Nel quotidiano, frenetico e nervoso, mi sembrava una cosa quasi impensabile il fermarmi, il sacrificare istanti preziosi [?] per un altro. E invece mi trovo quasi a desiderare di fare quella strada, di incrociare qualcuno, e di scambiare quello spontaneo cenno di ringraziamento con uno sconosciuto, una piccola oscillazione della mano o della testa.

Alla prox

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