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Il taccuino

Paolo è giunto al termine della sua giornata lavorativa, l’ultima di questa pesante settimana. Fa l’architetto software in una società di Bologna. E’ contento del suo lavoro, ma questi cinque giorni appena trascorsi sono stati impegnativi, e chiude quindi il suo laptop con un gesto deciso e soddisfatto, riponendolo nella borsa. E’ un tardo pomeriggio di un venerdì soleggiato di maggio, e il viaggio di ritorno verso casa a cavallo del suo scooter è l’incipit perfetto per un weekend di riposo e tranquillità. Si infila il casco, fa rientrare il cavalletto e parte, la borsa con il laptop saldamente incastrata tra i polpacci.

Giorgio cammina a passo svelto sotto i portici, senza vedere le persone che incrocia e contro le quali va quasi a sbattere. E’ sovrappensiero, distaccato dal resto del mondo. Frequenta l’ultimo anno del liceo, con buoni profitti, e la facilità con la quale apprende gli ha permesso di ritagliarsi del tempo libero per fare qualche lavoretto qua e la. E’ eccitato, oggi finalmente potrà dare fondo ai suoi risparmi per soddisfare il suo desiderio: la nuova chitarra elettrica, la Gibson SG nera, la stessa usata dal suo idolo Angus Young.

Il traffico è intenso, nervoso e caotico come ogni venerdì, ma grazie allo scooter Paolo si muove agile e senza impedimenti. Si lascia alle spalle macchine su macchine, e sembra correre, ma è una questione di riferimenti, non ha nessuna fretta e mostra la cosa a tutti sorridendo. Giù dal ponte della ferrovia, imbocca via Indipendenza, attento ai pedoni e al lastricato di cubetti di porfido, ultimo piccolo fastidio prima dell’arrivo a casa.

Giorgio è separato solo da un paio di incroci dal suo oggetto dei desideri. Si accorge di camminare troppo veloce, sente delle gocce di sudore scendere lungo la schiena, e decide che sì, può rallentare. Tanto la chitarra non gliela portano via, ha avvisato il negozio una mezzora prima, giusto per essere sicuro. Con più calma, prende coscienza della gente attorno: ragazze, uomini in giacca e cravatta, donne con le borse della spesa.

Il rientro procede a bassa velocità. Un occhio ai lati, per evitare di investire qualche pedone intento in attraversamenti creativi, e uno alle buche, altrettanto pericolose. Un colpetto di freno in prossimità delle striscie, e uno al gas dopo averle superate. All’improvviso, nel pieno dell’accelerata, un bagliore metallico lo distrae, e centra una buca in pieno. Riesce quasi a mantenere il controllo dello scooter, ma l’urto gli ha fatto torcere il polso, ed accelera involontariamente; Paolo non si accorge che la borsa ai suoi piedi si è spostata, e ora la tracolla sporge verso il suolo, quasi a strisciare.

“Ci siamo”, pensa, “Devo solo attraversare la strada”. Sente già il corpo di legno solido tra le sue mani, e il suono caratteristico Gibson nelle orecchie. Si avvicina alle strisce pedonali, guarda a destra e a sinistra: da una parte è libero, dall’altra arriva uno scooter, ma è lontano. Comincia ad attraversare, facendo scudo con la mano per proteggere gli occhi dal sole. Pensa che i portici siano una cosa fantastica, ti riparano sia dal sole che dalla pioggia.

Ripresosi dall’urto e dalla sbandata, Paolo aggiusta la traiettoria per evitare un’altra buca: così facendo però, passa sopra ad un cubetto di porfido sollevato rispetto agli altri, in prossimità del bordo. La tracolla si aggancia al cubetto, più alto ma ben saldo, strattonandolo in malo modo.

Giorgio è quasi verso il centro della strada, quando sente un rumore d’urto, e fa per girarsi, per cercarne la causa. Intravede lo scooter di prima che avanza sbandando, ma viene distratto da un bagliore metallico, e sposta lo sguardo, incuriosito.

Tutto accade in pochi istanti. Paolo si sbilancia e cade, il piede agganciato alla borsa, e cerca di restare aggrappato al mezzo, ma non ce la fa, ottenendo solo una ulteriore rotazione della manopola del gas. Una capriola a terra, e finisce violentemente con il viso contro un paletto della fermata del bus. Lo scooter, oramai senza controllo, e imbizzarito dal colpo di gas, si raddrizza e prosegue nella sua corsa. Giorgio non ha nemmeno il tempo per girarsi nuovamente in direzione del rumore che viene colpito duramente alle spalle, rovinando al suolo e sbattendo anche lui il capo sul selciato. I passanti che hanno assistito alla tragedia intervengono immediatamente, chi verificando le condizioni dei due, chi chiamando ambulanza e polizia, ma è chiaro a tutti che ormai non c’è nulla da fare. I mezzi di soccorso intervengono in pochissimo tempo, a sirene spiegate, ma non possono fare altro che constatare i decessi e fare i rilievi per determinare la dinamica dell’incidente.

Nella confusione che si è venuta a creare, tra sirene di ambulanze e polizia, nessuno nota il signore distinto con il completo nero e gli occhiali uguale, che estrae dalla giacca un taccuino, con una penna metallica elimina due righe dal foglio, e se ne va.

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