Lo straniero


L’uomo apre le porte del locale con decisione. Le porte rispondono con un cigolìo, tipico delle cose che non filano lisce come l’olio. L’uomo si prepara ad essere osservato, squadrato da capo a piedi, giudicato, perché lì lui è lo Straniero; entra, e per un attimo, uno di quelli lunghi, il tempo si ferma, i bicchieri a mezz’aria, le mani bloccate appoggiando sul tavolo una carta forse vincente. L’uomo si dirige verso il bancone, il petto gonfiato in precedenza per sostenere gli sguardi pesanti, penetranti degli avventori, e fissa dritto negli occhi il barista preparandosi a rispondere al suo volto interrogativo. Imposta la voce prima di pronunciare la frase con la quale rivendicare il suo diritto di trovarsi lì. “Scusi, dove è il bagno?”