La libreria è un brulichìo di gente, piena come solo a Natale riesce ad esserlo. Nonostante non sia la mia solita libreria, riesco a distinguere facilmente i diversi tipi di clienti. C’è l’abitudinario, che si muove scattante tra gli scaffali accelerando il passo per raggiungere le sezioni preferite e ignorando il resto. C’è quello con il titolo da regalare bello chiaro in testa, che ignora tutti gli scaffali e si dirige direttamente alla cassa per chiedere disponibilità al’addetta. C’è quello, spaventato e quasi rassegnato, che non sa che titolo regalare e gira per tutti gli scaffali con lo sguardo perso nel vuoto, e alla fine va alla cassa chiedendo un libro qualsiasi, oppure, se ha un po’ più di amor proprio, chiedendo quello più venduto. Io lo so benissimo cosa voglio, però prima passeggio verso le sezioni che non guardo di solito, incuriosito dai titoli e dalle copertine, anche perché la fila alla cassa è chilometrica. Come dicevo, non è la mia libreria preferita, ma una delle quattro che frequento, in zona. Per Natale le alterno, le tre non preferite, a causa di quel mio problema, che poi per me non è un problema ma a vedere le facce della gente che mi sta vicino sembra di si. Guardo di sfuggita la cassa, mi accorgo che la fila è quasi finita e decido che vado.
“Buongiorno, desidera un pacco regalo?”
“Si, grazie”
Le mani della cassiera corrono veloci sul foglio argento lucido, mani che negli ultimi giorni hanno ripetuto gli stessi gesti molte volte.
“Ci vuole un fiocco?”
“Si, grazie, blu se ce lo ha”
“Certamente”
Una pressione forte sull’adesivo del fiocco, e il pacco è pronto.
“Ecco il suo pacco, tenga lo scontrino, e ricordi che sostituiamo i regali entro il 31”
Ci siamo. Ormai ci ho fatto l’abitudine, e non ho più timore di rispondere e di vedere gli certi sguardi.
“Non si preoccupi, il regalo è per me”
Come al solito chi mi è vicino si blocca, sento gli occhi che mi fissano, sento i pensieri della gente che cerca di capire, ma non ci do peso, ché tanto ormai ci ho fatto il callo, e per i prossimi Natali sono a posto, ho le altre due librerie nelle quali andare.
“Grazie, arrivederci e buone feste”
[postilla: prima che mia mamma chiami i servizi sociali, la storia non è autobiografica. Ma è comunque vera.]