Nella luce tiepida del settembre del 1946, un uomo è seduto al tavolo della propria cucina e ha in mano una penna. Davanti un foglio di carta. Alle spalle un tramonto. Scrive:
Questa è una lettera per celebrarti mentre mi passi accanto. Scrivo queste parole per non accontentarmi. Leggo libri per non annoiarmi. Cammino per non stancarmi. Quando leggerai queste parole, questa lettera smetterà di essere mia e sarà pronta per divenire tua. Le mie parole non sono mai state così tue come accadrà quando tu leggerai questa lettera, come accade adesso che stai leggendo. E così tu leggi e io parlo al presente, tu guardi e io – mentre scrivevo questa lettera – guardavo fuori dal balcone e il giardino si colorava di buio; qualche fiamma stanca si posava proprio in quel momento sui tempi dei miei verbi, sempre così distratti e così confusionari.
Nemo ha scritto una cosa bellissima, fatevi un favore, leggetela.