Imprecisione


“E queste erano le previsioni per domani”.
Dice sedici giugno duemilanovantanove, chissà se sarà vero. Ultimamente sembra azzeccarci, la previsione, magari è la volta buona che riescono a correggere adeguatamente il modello matematico. Se sapessi come aiutarli, quelli del reparto software, lo farei, ma non è il mio campo, io mi occupo della struttura che ci ospita. Semplicemente mi limito a cogliere nella frase “le previsioni del tempo”, una certa ironia, senza brontolare o lasciarmi andare a critiche esasperate. D’altra parte lo sapevamo, ci avevano avvisato che sarebbero potuti esserci dei rischi, e il contratto di volontari parlava chiaro. Certo è che questo esito nessuno l’aveva previsto, considerati i risultati positivi dei primi esperimenti. Il gruppo dei fisici ci si sta ancora scervellando, e sembra che la causa più plausibile sia la differenza di volume tra i solidi impiegati per i test e la struttura dove stiamo ora: un corpo più grande avrebbe introdotto nel sistema alcune variabili che, a livello computazionale, hanno reso le date di arrivo estremamente imprecise. E ci troviamo dunque a spasso in questa specie di tunnel temporale, sballottati tra date possibili, sperando di riuscire ad indovinare quella giusta che ci permetterebbe di tornare a casa. Dice sedici giugno duemilanovantanove; chissà se ci sarà il sole oppure no. Mi ricordo i discorsi con mio padre, quando il tempo da indovinare era quello meteorologico, ricordo che mi diceva sempre che le previsioni del tempo erano potenzialmente imprecise, per colpa delle’elevato numero di variabili in gioco. Ora è solo cambiato il contesto, il resto è rimasto uguale.