Garbino è il soprannome di questo tizio, un po’ matto, e lo chiamano così perché ha la tendenza a sbroccare. Garbino lo ha scoperto non molto tempo fa, di essere matto, perché tutti gli dicevano di sì, è lui “Mannò, non sono matto!” e poi ha letto da qualche parte che i matti non sanno di esserlo, e allora sì, ha capito che è matto. Parla spesso da solo, ha questo vecchio marsupio al quale è affezionato e non vuole buttare, nonostante stia assieme con lo scotch, e che secondo lui lo fa figo. Quando tira il garbino, la gente gli dice “Va la, Garbino, è meglio se stai al riparo, ché altrimenti diventi ancora più matto di quello che non sei già”, e giù a ridere. Lui allora se ne va, brontolando tra sé, scocciato, perché gli altri non capiscono che a lui piace, quel vento caldo, gli piace sentire i granelli di sabbia che gli pizzicano la pelle, gli piace quel vento perché è l’unica cosa che riesce a spazzargli via tutti i pensieri dalla testa.