Sarà il vento, sarà l’aumento della fotofobia, fatto sta che ora come ora mi ritrovo sempre più spesso con il cappuccio sulla testa. Il cappuccio diventa anche una sorta di barriera contro gli stimoli esterni, uno scudo che mi permette di stare concentrato su poche cose, nei momenti in cui ne ho bisogno. E capita che qualcosa interrompa questo stato di concentrazione. Lo sento arrivare da sinistra, un rumore che potrebbe avere molte forme ma che ancora non ne ha nessuna, al di fuori del campo visivo limitato dal paraocchi. Poi ecco, un gruppo di foglie spinte dal vento mi passa davanti strisciando e saltellando sull’asfalto, facendo un rumore che a tratti è pioggia battente, oppure legna crepitante, oppure altro, il limite è l’immaginazione. E poi sparisce, alla destra del cappuccio, e sparisce anche il suono.
Ecco, per me è questo il suono delle cose che si mettono in moto e tu non puoi farci nulla: un suono indefinito, senza una connotazione positiva o negativa, quella eventualmente gliela associo io, in funzione del mio stato d’animo.
E bon, penso, tra poco arriva l’inverno, le cose vanno avanti, c’mon, vediamo come va.