Categoria: life

  • Di amicizie, di uomini, di donne, tutte e tre le cose assieme

    Con uno ho tentato un bacio e al suo no, ci siamo rimessi a parlare. E non abbiamo più smesso.
    Con un altro l’accensione è stata un desiderio fortissimo e poi si è lasciato perdere, perché era meglio continuare a ridere assieme piuttosto che avvelenarci di dispiacere.
    Con un altro, ancora, siamo stati vicini al matrimonio e siamo ancora qua a baruffare e sopportarci, perché siamo parte della stessa famiglia.
    Con un altro è nato tutto dalla sensazione di odore di mare e io con lui parlo poco, lascio che sia lui a dirmi. E io ogni volta imparo qualcosa.
    Con un altro ci si vuole così bene che quando ha avuto bisogno di calmarsi, l’ho mandato a casa mia a cucinare. Mai mangiato meglio in vita mia, in quel periodo. E mangiamo assieme benissimo anche oggi.
    Di tutti, ho visto l’ombra e non ho preso paura. E non ho prodotto timore.
    Essere amici, e questo vale anche con le donne, mi viene da pensare adesso che scrivo, significa anzitutto vedere l’ombra dell’altro e non distorcerla in qualcosa che ci terrorizza.

    Questo è un piccolo estratto di quello che ha scritto Fatacarabina qui, magari leggi tutto prima di proseguire, oppure leggilo dopo, insomma leggilo. Lei ha messo per iscritto un pensiero che salta in testa da diversi giorni. Il dispiacere, e anche un po’ il fastidio, di rendermi conto che c’è chi pensa che l’amicizia tra un uomo e una donna debba per forza finire in branda, o abbia quello come scopo ultimo. Non è così.

  • Del perché Creep mi fa venire i brividi nelle cosce

    Quella chitarra che gratta, quella specie di suono di accordo, di prova, è lei che mette in moto tutto: sento i muscoli che guizzano, che si preparano a scattare, e poi niente, devono tornare a bada. Perché ha questa potenza, che però è compressa, tenuta per lo più chiusa, e quando esce, boooom, mi si rizzano i peli delle gambe. E non succede spesso, giuro.

  • Una mano

    Sono seduti al tavolino del bar, uno di fronte all’altra, in un tardo pomeriggio che sta diventando sera. Lei parla, con gli occhi che, respiro dopo respiro, diventano via via più lucidi. Lui ascolta, attento a cogliere quello che lei non riesce a dire. Poi lui le offre la mano, e lei la prende, e la stringe, perché sa che lui non vuole nulla in cambio. Lei poggia la testa all’altro braccio, sul tavolo, e per qualche minuto ci sono solo le sue spalle, che vanno su e giù al ritmo dei singhiozzi, in silenzio. Poi tutto si calma.

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  • Roma

    Pantheon (amo questo posto)
    [Se non lo riconosci, è il Pantheon. Se non ci sei mai stato, vacci. E’ bellissimo, ci perdo le ore, lì dentro. Quì c’è tutto il photoset.]

    Passata (quasi) la saudade, un breve sunto dei cinque giorni cinque trascorsi nella capitale.

    E’ stato un viaggio voluto fortissimamenmte, per molti motivi. La necessità di staccare la spina, la voglia di vedere del bello e incontrare amici vecchi e nuovi. Non ultimo, il mio primo vero soggiorno fuori casa da solo per un numero sensibile di giorni.
    Cosa ho visto.
    Anzitutto, due luoghi più e più volte consigliati, considerata la mia passione per i cimiteri, e cioè il Cimitero Monumentale del Verano e il Cimitero Acattolico (nei link i photoset su Flickr). I luoghi più turistici di Roma li ho lasciati volontariamente da parte, se si esclude il Pantheon, perché 0) li avevo già visti durante un soggiorno precedente 1) ho voluto girare Roma con la testa all’insù, come dice bene Niki, cercando dettagli curiosi; e credo di esserci riuscito bene. Ho visitato – anzi, ho cercato di visitare, considerato che non tutte erano aperte – alcune chiese, consigliatemi dai preziosissimi contatti locali; poi ho visto il MAXXI, interessante sia all’esterno che all’interno. Ma girare a cazzo™ per i vari quartieri, Testaccio, Trastevere, San Lorenzo, è stato veramente impagabile: una full immersion nella vita locale di tutti i giorni, un turbinio di frasi colorite e creative. Veramente bello.
    I pensieri.
    Le riflessioni ci sono state, avoja, e ora di materiale sui cui lavorare ce ne è parecchio. Soprattutto sul fatto di trovarsi da solo. Le riflessioni che ho fatto più spesso sono queste due: 0) il bello dei viaggi da solo è che sei da solo 1) il brutto dei viaggi da solo è che sei da solo. Da soli, si ha una estrema flessibilità organizzativa, cosa che non accade nemmeno in un viaggio con persone con le quali si condividono interessi e modalità di viaggio. Da soli, se si va in un bagno pubblico e la porta non si chiude, bisogna arrangiarsi. Da soli, alla sera, quando si rientra alla base, si è di nuovo soli. E poi il ritorno. Nei viaggi passati, il ritorno è sempre stato parte integrante del viaggio, un po’ come la schiuma per la Guinness: una piccola parte di nostalgia, sormontata però da una parte più grande di felicità per il ritorno a casa (cerchi che si chiudono, cose così). Stavolta, con mio grossissimo stupore, no. Non avevo nessuna voglia di rientrare a casa, ma nessuna proprio, e l’ho fatto con il magone. Boh, filed under misteri della psiche.
    I ringraziamenti.
    I nomi li faccio tutti, diobono, ché queste persone mi hanno fatto stare davvero bene. Nicola, Federica, Eleonora, Silvia, Ermanno, Giorgia, Enza, Carlo, Claudio, Alessio, le due Laura, Luca, Antonella, Massimiliano, Emiliano e Giulia, spero di non aver dimenticato nessuno, nel caso quando ritorno menatemi. Un grosso grosso Grazie di cuore.

  • Ottimismo

    L’ottimismo sarà pure il profumo della vita, come diceva quello, però quando si rompe, non so perché, tutto comincia ad odorare di merda.

  • Più semplice, non più facile

    Ha deciso che è il momento giusto per una sigaretta, e si dirige verso il balcone. Lascia il soggiorno vuoto, il silenzio del film in pausa interrotto ogni tanto dal condizionatore che tenta a fatica di raggiungere la temperatura impostata. La casa è buia, e lui si trova a volerla mantenere tale. Si muove piano nel buio, evitando gli ostacoli che conosce a memoria, ruota il meccanismo di chiusura delle imposte inclinandolo per evitare il cigolio del metallo contro il metallo, poi è fuori. L’aria è calda e umida, immobile, ma sa che c’è un angolo, in fondo, verso destra, che probabilmente è ventilato. E infatti. Si appoggia al parapetto, la mano a coppa per aiutare l’accendino, e si guarda in giro, pensando. Pensando alle altre volte che si è trovato in quella situazione, con altri pesi sullo stomaco, con altri pensieri in testa. “Allora, cosa dici, torni qui?”, gli ha chiesto. “Si, dai, credo sia la cosa più semplice, per tutti”, ha risposto. Più semplice, si, ma quanto facile?

  • Orgoglione

    Valutazione finale.

    Anche nella seconda parte dell’anno scolastico, Francesca ha continuato a vivere l’esperienza scolastica con serenità ed allegria. Sempre pronta e coinvolta, ha confermato un vivo interesse per ogni tipo di proposta didattica. Si è applicata costantemente e con volontà traendo, dal lavoro eseguito con correttezza e cura, una forte gratificazione. Ha affrontato con curiosità ed impegno le diverse situazioni scolastiche, miscelando autonomia e sicurezza. Ha acquisito pienamente le strumentalità di base, che sa utilizzare con padronanza.

    Qui quella intermedia.
    La prima pagella non si scorda mai. Brava Chicca :*

  • Mal comune

    Non è mezzo gaudio, questo no. Però a volte metti da parte il tuo, di male, e ti dedichi a quello di qualche amico; dici due cazzate, supporti, spalle su cui appoggiare la testa, dai consigli sinceri. Ecco, per un pochino si sta meglio.

  • Il cartello “Vendesi”

    Ieri mi è capitato di passare davanti alla casa della quale parlo qui (si, è una storia inventata, ma i particolari che ho miscelato sono reali), dopo tanti anni di assenza. Ci sono passato in auto, ho rallentato in prossimità, e ho visto sopra il cartello “Vendesi”. Ho avuto come l’impressione di perdere un pezzo di memoria.