Categoria: musica

  • Agosto è per non pensarci troppo

    Agosto è per non pensarci troppo
    [click sull’immagine per la compila]

    Fa caldo.
    Mi sudano i pensieri, un porcone per ogni goccia che scende.
    Mi sudano i pensieri, e si mischiano l’uno all’altro alla base del collo impregnando la t-shirt.
    Allora non ci penso, tanto non posso più distinguerli.
    Metto su un po’ di musica, una serie di canzoni che hanno poco a che fare l’una con l’altra, ma che riescono tutte a tenermi la testa sgombra.
    Fa caldo, sudo, un porcone per ogni goccia che scende, ma ora sono solo gocce.

    [Play]

  • La roulotte

    È uscito da qualche giorno – deo gratias! – il terzo disco di Macola & Vibronda, “Safaràl”.
    “La roulotte”, questa qui sotto, è il secondo brano dell’album.
    Trova un momento per venire ai concerti e prendere il disco, oppure porta pazienza ancora un po’ e scaricane i bits da iTunes.

    Buon Ascolto!

  • Uj vreb un cavatap

    [Niente, ci ha ragione il mio amico Piero, quando trovo un nuovo gruppo preferito mi ci fisso di brutto. Comunque loro sono veramente bravi, eh. Ehm.]

    Uj vreb un cavatap – Macola e Vibronda (MP3)

    Testo

    A guardet l’urloz, l’era mez dè
    l’oura in cui e soul cmenza a carghè
    e la rasoun fadeiga la fa
    a pasè in tla cruna d’un ègh,
    li la jè in tla bòcca e ben che laj stà…
    Uj vreb un cavatap per avrei la bòcia,
    e vein cu jè l’è bon ma e sta zà par finei
    ma namasa l’è la voia ad bei cuj sipa qualcosa
    e mench da magnè.
    Uj è qualcosa ad bon in tl’allegrì,
    al savem che un de avem da murì
    ma uj n’è incoura de temp, dal volti us sent
    e roumour de e vent, e rumour dla pioza
    che cmenza a caschè…
    Uj vreb un cavatap…
    …amera l’è la tera doulz e gren,
    acc magnem e pèn…
    …ènca dour l’è bon.

    Traduzione (a spanello)

    Ho guardato l’orologio, era mezzogiorno
    l’ora in cui il sole comincia a farsi pesante
    e la ragione fa fatica
    a passare nella cruna di un ago
    è nella bocca e bene che ci sta
    Ci vorrebbe un cavatappi per aprire la bottiglia
    il vino che c’è è buono ma sta per finire
    è tanta la voglia di bere, che ci sia qualcosa
    almeno da mangiare.
    C’è qualcosa di buono nell’allegria,
    lo sappiamo che un giorno dovremo morire
    ma c’è ancora tempo, a volte si sente
    il rumore del vento, il rumore della pioggia
    che comincia a cadere…
    Ci vorrebbe un cavatappi…
    …amara è la terra dolce il grano,
    ci mangiamo il pane…
    …anche duro è buono.

    Il pezzo in questione è di Macola & Vibronda, qui il loro sito, qui il canale Youtube, ascoltateli sull’Internet, venite in Romagna a sentirli dal vivo, magari comprate pure i CD, ché meritano!

  • Boys Entering Anarchistic States Towards Inner Excellence

    Akille ha detto tutto, lo quoto e non aggiungo altro.

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  • Sui brani live

    Il ritorno dalla capitale mi permette sempre di passare una buona quantità di ore con la mia musica preferita. Ora l’autoradio trasmette  un vecchio album live dei Tesla, “Five Man Acoustical Jam”. A parte le canzoni, ho trovato un’altra cosa che mi mette i brividi: l’esplosione del pubblico quando riconosce la canzone che sul palco si accingono a suonare. È un crescendo, che parte dagli urletti di incoraggiamento quando Frank Hannon si mette a cazzeggiare con le corde della chitarra, ed esplode quando sotto al palco si accorgono che inizia a suonare, ad esempio, “Cowboy modern day”. È una cosa che ti fa venire voglia di esserci anche tu, sotto quel palco.

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  • La compilation ’70

    Oggi sembra non si parli altro che dei R.E.M.
    Se hai voglia di sentire altro, ecco la compilation ’70 di oggi.

    Iggy Pop – The Passenger [play]
    David Bowie – Heroes [play]
    Neil Young – Like A Hurricane [play]
    Them – Gloria [play]
    Simon & Garfunkel – America [play]
    Eagles – One Of These Nights [play]
    Doobie Brothers – Listen To The Music [play]
    Rod Stewart – First Cut is the Deepest [play]
    Donna Summer – Hot Stuff [play]
    Gloria Gaynor – I will survive [play]
    Fleetwood Mac – Dreams [play]
    Lynyrd Skynyrd – Devil in a Bottle [play]
    Allman Brothers Band – Blue Sky [play]
    Derek And The Dominos – Layla [play]
    Warren Zevon – Werewolves Of London [play]
    Creedence Clearwater Revival – Have you ever seen the rain? [play]
    Bachman Turner Overdrive – You Ain’t Seen Nothing Yet [play]
    Black Crowes – Hard To Handle [play]
    AC/DC – You Shook Me All Night Long [play]
    The Rolling Stones – Its Only Rock’N’Roll [play]
    The Who – Baba O’Riley [play]
    The Trashmen – Surfin’ Bird [play]
    Ramones – Sheena Is A Punk Rocker [play]
    Sid Vicious – My Way [play]
    Bee Gees – How Deep Is Your Love [play]
    Bruce Springsteen – Born To Run [play]
    The Beatles – Back In The USSR [play]
    The Clash – This Is Radio Clash [play]
    Dead Kennedys – California Über Alles [play]
    Black Sabbath – Paranoid [play]

    (Hanno partecipato: il sottoscritto, Laura e Claudia.)

  • Pogo

    Il posto è essenziale, ridotto ai minimi termini, un rettangolo con i lati corti occupati rispettivamente da un piccolo palco e da una zona con i tavolini, mentre i due lati lunghi ospitano il bancone del bar e un minuscolo corrimano di legno, dimensionato per ospitare, come una cartucciera, il nastro di bicchieri di birra immolati durante l’happy hour. Un occhio attento riconosce immediatamente quella che sarà l’area più movimentata, ché i gruppetti in attesa la delineano piuttosto bene. L’occhio attento fa subito altre due cose: 0] identifica i buttafuori, 1] battezza i vari personaggi presenti. Ci sono i ragazzotti senza maglia e con il cappellino da baseball girato, c’è il gruppo di quelli più anziani, qualche simil-skinhead, il gruppetto dei fighetti. La musica è quella di riscaldamento, quella che mette in circolo l’alcool e comincia a far muovere le teste e i piedi. Passano i Korn, qualcosa dei Guns, poi con i Pantera c’è il cambiamento di disposizione sul campo: i gruppetti di cui sopra cominciano a riempire l’area in precedenza rimasta vuota, davanti al palco, mentre quelli meno interessati al sudore e alle spallate prendono il posto lasciato libero dai primi. Io sono di lato, a finire il bicchiere, con il piede che però è già partito, in attesa del pezzo che mi fa girare l’interruttore e ciao. Ed eccolo che arriva, chitarra e piatti, basso, tamburi e cowbell, poi tutto assieme, e infine, il click: “Killing in the name of”. E ciao. Nella bolgia, l’occhio attento ha le sue conferme: i ragazzini che fanno caciara e basta, i vecchi che ci vanno giù pesi ma con giudizio, quello troppo ubriaco che rischia di far male e basta. Le ragazze dopo mi chiederanno come ho fatto a far balotta così in fretta: è semplice, perché in quella che vista da fuori può sembrare una cosa senza controllo ci sono delle regole di comportamento che vanno rispettate, altrimenti ci si fa male. La prima, la più semplice, e la più utile per capire che tipo è quello con il quale stai sgomitando, è sostenere chi sta perdendo l’equilibrio, o aiutarlo a rialzarsi nel minor tempo possibile, per evitare calpestamenti. E dunque ci si riconosce immediatamente. In mezzo a quei corpi sudati perdo la cognizione del tempo, i pezzi si susseguono senza sosta in un vortice di schiene e braccia, ma sempre mantenendo il controllo (anche perché l’abbondante perdita di liquidi si porta via in fretta l’alcool). Qualche pezzo lento permette di riprendere fiato e chiacchierare, poi di nuovo via con il contatto fisico, ma con il divertimento come obiettivo primario. E alla fine di tutto ti ritrovi fradicio di sudore, con qualche ammaccatura ma felice, e con una quindicina d’anni in meno sulle spalle.

  • Del perché Creep mi fa venire i brividi nelle cosce

    Quella chitarra che gratta, quella specie di suono di accordo, di prova, è lei che mette in moto tutto: sento i muscoli che guizzano, che si preparano a scattare, e poi niente, devono tornare a bada. Perché ha questa potenza, che però è compressa, tenuta per lo più chiusa, e quando esce, boooom, mi si rizzano i peli delle gambe. E non succede spesso, giuro.

  • Shame on me – la playlist “Lentoni”

    Sedici anni e non sentirli.
    Voglia di tenerezza o strappare mutande? Boh? Both?

    Ask for More – Billie the Vision & the Dancers [play]
    Someday Somehow – Billie the Vision & the Dancers [play]
    Round Here – Counting Crows [play]
    Perfect Blue Buildings – Counting Crows [play]
    That Look You Gave That Guy – Eels [play]
    Caralho Voador – Faith No More [play]
    Ghost Song – Jim Morrison and The Doors [play]
    Latino Chrome – Jim Morrison and The Doors [play]
    Nine million bicycles – Katie Melua [play]
    Perfect Day – Lou Reed [play]
    Oceans – Pearl Jam [play]
    Indifference – Pearl Jam [play]
    Wish list – Pearl Jam [play]
    Just Breathe – Pearl Jam [play]
    Disarm – The Smashing Pumpkins [play]
    Mellon Collie and the Infinite Sadness – The Smashing Pumpkins [play]
    Farewell and Goodnight – The Smashing Pumpkins [play]
    Tonite (Reprise) – The Smashing Pumpkins [play]
    Creep – Radiohead [play]
    Codex – Radiohead [play]