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  • Vietato attraversare i binari

    «Vietato attraversare i binari»
    Questa cosa la sanno anche i sassi, è pericoloso e non si deve fare. Fa parte di quelle regole che impari a rispettare, tipo non usare la corsia di emergenza per sorpassare oppure non passare davanti in una fila di persone. Poi però capita di essere costretti ad infrangerle, le regole, come in stazione a Bellaria, stazione che ha solo due binari e nessun sottopassaggio, e allora sei costretto a zampettare tra i binari; e niente, lo faccio, però ecco, mi sento un po’ sporco dopo.

  • (Quasi) Happy ending

    (Questo doveva essere un post-pippone su questo anno ormai in dirittura d’arrivo, ma m’è passata la voglia intanto che scrivevo il titolo. Quindi è tipo un breve riassunto.)
    C’è stato il tunnel, lungo e buio, poi la luce, là in fondo, poi il tunnel è rimasto alle spalle, e mi son ritrovato con nuove, bellissime amicizie sbocciate quasi per caso, assieme a quelle più vecchie e durature. Alcune son diventate profonde amicizie, un’altra ancora di più, e non so dove si andrà ma si sta bene, si prosegue, e va bene così. E insomma, un anno lungo e a volte duro, però sai cosa c’è? Nonostante tutto sto bene. Ciao.
    (Il “Quasi”, all’inizio del titolo, inizialmente non ci doveva essere, poi il 24 son rimasto a piedi con la macchina, e ad oggi, 30/12 13:50, non so se l’avrò ancora. Quindi, “Quasi”.)

  • Un’ora al bar della stazione

    Sfiato di vapore della macchina del caffè.
    Tazzina sul bancone.
    Cucchiaio dentro la tazzina.
    Soldi che cadono dentro una macchinetta mangiasoldi.
    Musichetta tipo rag-time.
    Soldi.
    Musichetta.
    Soldi.
    Musichetta.
    Parole di felicità in una lingua straniera.
    Moneta che raschia un Grattaevinci.
    Bestemmia in italiano.
    Sfiato di lattina di birra.
    Musichetta a 8bit da una tasca.
    Lungo dialogo in una lingua straniera.
    «Inshallah»

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  • La mostra fotografica di Steve McCurry, MACRO Testaccio, Roma

    Steve McCurry - MACRO Testaccio - Roma

    Steve McCurry è il signore che ha scattato questa famosissima foto. La foto in questione, assieme a molte altre, è esposta fino al 29 aprile 2012 al centro di produzione culturale La Pelanda, MACRO Testaccio, Roma. Gli scatti esposti, come prevedibile, meritano la visita, ma vorrei spendere due parole per l’allestimento. Curato da Fabio Novembre, l’ho trovato estremamente azzeccato per la mostra; il percorso è formato da una serie di strutture sferiche che racchiudono le foto, raggruppate per tema e disposte lungo le pareti interne, dando una idea di immersione all’interno degli scatti. E i punti luce, efficaci e mai invasivi, enfatizzano il tutto. Visita assolutamente consigliata, qui il sito per ulteriori dettagli.

  • In estrema sintesi

    O anche cose di banalità. Il pensiero è: lavorare meno per lavorare (meglio) tutti. Dai che è quasi Natale, fatemelo, questo regalo.

  • [Note] Cimiteri – Storie di rimpianti e di follie, G. Marcenaro, p. 108

    […] E ancora una volta il sentiero si richiuse, divorato dall’ondata di piante in rigoglio. Sul monte Vaea c’era un cimitero per due, isolato dal mondo.
    «Pochi uomini abbandonano le isole quando le hanno conosciute; le palme fanno loro ombra e gli alisei li cullano fino alla morte.»
    Oggi la tomba di Stevenson è ancora là. Irraggiungibile. La foresta si è ripresa il giusto andamento, cadenzato dai tempi e dai tifoni. Inutile cercare tracce dei due sentieri aperti dai samoani. […]

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  • “Ma a Chicca ci pensi sempre?”

    “Ma a Chicca ci pensi sempre?”
    A volte, chiacchierando del più e del meno, ti arrivano delle domande inaspettate, come ad esempio quella qui sopra. E tu rispondi d’istinto, e poi ti fermi un attimo e pensi, leggermente stupito e/o perplesso. Mica per la domanda, eh, che è un po’ strana ma ci sta, lo stupore è per la tua risposta.
    “No”
    Pensi.
    Come, no? Ma no, dai, è tua figlia, ti sei sbagliato, che padre di merda che sei.
    E invece.
    E invece la risposta è corretta, non ti sei sbagliato, e no, non sei un padre di merda. Sai che c’è, che una parte della tua vita, la consideri quando devi organizzarti le uscite o i weekend, pensi a cosa le piace da mangiare quando vai a fare la spesa, le porti un pensiero quando sei in giro. Però no, non ci pensi sempre, e in cuor tuo sai che è giusto così. C’è lei, ci siete tu + lei, però ci sei anche solo tu.

  • Sonno agitato

    Mi sveglio in piena notte, disturbato da un rumore. È ritmico, il rumore, mi desta dal sonno lentamente, immagino sia Francesca che mi chiama per andare in bagno. Scendo dal letto e il freddo del pavimento contro la pianta dei piedi mi sveglia del tutto. Però Francesca non è sveglia, è a letto e dorme; ormai alzato, mi avvicino al suo letto per controllare che non si sia scoperta. È tutto a posto, anche se ha il sonno un po’ agitato: ruota la testa da una parte all’altra e verso il fondo del letto si vede il movimento dei piedi sotto le coperte. Mi giro per tornare a letto, ma sento che c’è qualcosa che non va. Mi guardo attorno, ma il resto della casa è a posto, non c’è niente di anormale. Allora torno a Francesca, ma anche lì mi sembra tutto normale, la testa che si sposta sul cuscino e i movimenti sotto le coperte. Le coperte. LE COPERTE. Storco il naso, il problema è lì ma continuo a non capire. Poi all’improvviso tutto è chiaro, lampante, e il terrore mi blocca. Non mi tornano le proporzioni, la posizione del movimento in basso, rispetto alla testa. Francesca non è così alta, non è possibile che arrivi fin quasi ai piedi del letto. Che cavolo c’è sotto le coperte? Riprendo il controllo e le tolgo. Dalle lenzuola emerge una specie di scarafaggio enorme, lucido, che rapido si lancia giù dal letto in cerca di un altro rifugio. Senza pensarci troppo calo il piede nudo sull’animale, schiacciandolo in una poltiglia schifosa. Rimango fermo in piedi ancora un po’, con il cuore che batte all’impazzata, poi un conato di vomito mi scuote e corro in bagno. Ritorno con in mano straccio e secchio, e ripulisco tutto, gettando i resti in una busta di plastica. Francesca, nel frattempo, ha continuato a dormire, un poco più tranquilla.