È una pioggia leggera ma insistente, quella che cade ora. Meno potente dell’acquazzone di oggi pomeriggio, ma comunque efficace, anche stanotte riuscirò a dormire. Un lampo, adesso, poi il tuono, basso, che lo senti nella pancia e pure più giù. Potrei contare i secondi che intercorrono ma mi pesa il culo, non mi va. Un inizio di weekend segnato dall’acqua. La lavata di oggi pomeriggio, forte e rinvigorente, nonostante abbia richiesto un completo cambio di abito. Poi una telefonata, pari ad temporale estivo in quanto rinfrescante ed inaspettata, che ha fatto scivolare via alcuni brutti pensieri. Ed ora il ticchettio contro gli scuri, e scolare di acqua nei tombini, un richiamo irresistibile a chiudere gli occhi, le dita che cercano di muoversi veloci sulla tastiera dello smartphone per fissare quelle due cose passate per la testa. Pubblica. Schermo spento. Tic tic tic tic.
Tag: acqua
Stato di deprivazione sensoriale
Comincia tutto con il rumore della risacca, steso sul lettino ad un paio di metri dalla riva.
Il rumore, ritmico, accompagna le percussioni, lente, del battito del cuore.
Il brusio delle voci di chi resta a pranzo, sotto l’ombrellone, è basso e distante.
La pelle è coperta da uno strato umido, le gocce di sudore scendono dal torace verso la schiena, andando a morire sul telo.
È l’ora del bagno, uno dei tanti, senza soluzione di continuità.
Mi immergo piano piano nell’acqua, assaporandone la freschezza che mi risale lungo il corpo. Caviglie, polpacci, cosce, i testicoli che si restringono, la schiena che manda brividi.
L’acqua ora mi arriva al collo.
Alzo le gambe, sposto indietro la testa, allargo le braccia a croce e lascio che l’acqua mi ricopra fin dove desidera.
Le orecchie sono immerse, tutto mi arriva attutito, distante.
Rallento il respiro, mi concentro sul galleggiamento, attendo.
Ed eccolo.
È una specie di tonfo, sordo, come se al mio corpo fossero attaccati dei pesi e fossi arrivato, planando lentamente, sul fondo di una piscina.
La percezione del tempo e dello spazio viene meno, e se proprio mi interessa, posso intuire come sono orientato sentendo da che parte vengo colpito dalle onde.
È uno stato di equilibrio perfetto, fisico e mentale.
Vorrei che non finisse mai.Scritto con WordPress per Android
I racconti della casa nuova – Un breve sopralluogo
L’acqua nel fiume non è molta, e scorre lenta verso la foce. In direzione opposta, una serie di onde svela un pesce che risale la corrente. Le canne frusciano come un mormorio, scosse appena dalla leggera brezza. Un turbinio di rondini percorre la superficie dell’acqua a caccia di insetti, e le più avventate – o distratte – mi volano vicino, affacciato al piccolo balcone.
Sento di volerle già bene, alla casa nuova.Il palo sul molo
Se passi sul molo di Cesenatico, nella parte di levante,e oltrepassi il Gambero Rosso e la passerella di legno che porta sulla sabbia, trovi un palo di metallo, abbastanza grosso, ancorato ad un basamento di cemento in mezzo agli scogli. Sul palo c’è un buco di ruggine, tre/quattro centimetri di diametro, e quando c’è il vento forte, che ingrossa le onde, le gonfia fino a farle uscire sulla banchina [occhio che poi ti bagni, eh, true story], quando c’è quel vento lì, dicevo, beh, passando vicino al buco si sente il rumore del mare. [facepalm].
Acqua, fredda
È quella che più mi piace, per fare il bagno in mare. Quella che c’è a maggio, oppure quella di un luglio qualsiasi, dopo diversi giorni di brutto tempo. Mi piace entrarci, in acqua, fino alle cosce, e se è il primo bagno mi ci tuffo dentro di testa, godendo lo SBAM dovuto alla differenza di temperatura. Se invece il primo bagno l’ho già fatto, allora arrivo alle cosce e proseguo, pian piano, passo dopo passo, centimetro dopo centimetro, seguendo i brividi che risalgono verso il collo e mandano via il calore accumulato stando al sole. Oggi l’acqua è perfetta, e ora ho del calore da smaltire.
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Dove il rumore dell’acqua è più forte
Il tavolino più esterno, quello sulla strada, tanto è pedonale. Si, va bene quello, anche se da quattro, lo occupo da solo. No, non aspetto nessuno. Una pinta di Weiss, grazie. No, niente limone, grazie. No, non mi da fastidio il rumore della chiusa, anzi, meglio così, copre tutto il resto.
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A prescindere dal posto, ti prende da dentro
Ognuno ha la sua cosa, la mia è l’acqua. Anche se subito non la vedi, la percepisci, senti che c’è, lì, qualche parte. E quando la trovi, che sia il mare, un fiume, o un canale, quando la trovi non puoi far altro che appoggiarti qualche minuto al parapetto, e guardarla muoversi.
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