Tag: amici

  • When the music’s over

    A Cesenatico, in viale Roma, una volta c’era un bar, Bar Zara si chiamava.
    Era uno di quei bar che difficilmente verrebbero definiti “belli”, uno di quei bar che, se ci passavi davanti e avevi voglia di un caffè, probabilmente avresti deciso che sì, potevi attendere quello successivo.
    Io ci andavo il sabato mattina, facevo colazione leggendo il giornale, scambiavo due parole con i vecchi facenti parte dell’arredamento, poi tiravo fuori la stecca dalla custodia e giocavo un paio d’ore a cinque birilli, da solo oppure con qualcuno che ne avesse voglia.
    Poi, un bel giorno, il bar ha chiuso.
    Ero sinceramente dispiaciuto, ché, per quanto brutto e vecchio, quella era tipo la mia tana, un luogo dove riuscivo a stare in pace un paio d’ore e dribblare le rotture di cazzo.
    Poi però ha chiuso.
    Durante le ultime partite si discuteva di possibili alternative, “Dai vieni con noi, c’è sto posto con i tavoli buoni” “E se provassimo nell’altro, quello a Gatteo Mare?”, e via così. Ci ho provato, ad andare con gli altri, nei posti nuovi, addirittura un paio di volte, poi però non ce l’ho fatta.
    Non ce l’ho fatta perché, a dispetto delle medesime persone, del medesimo contesto, sentivo che qualcosa si era rotto, che era finita la magia, che non era la stessa cosa.
    Domani succede una cosa simile, una tana chiude, a Friendfeed gli staccano il respiratore (come metafora è forse un po’ cruda, ma ecco, non è che godesse poi di tanta salute, ultimamente).
    E, idem come sopra, è tutto un rincorrersi e dai, ci troviamo qui, ci amichiamo la, ma come funziona quella cosa?
    Non riesco, sento che la magia s’è rotta di nuovo, fine.
    Dunque, un grazie alle belle persone che ho incrociato, persone che si sono trasformate da avatar in numeri di telefono e indirizzi, e un grazie anche ai cretini, ché imparare a rapportarsi con loro è importante tanto quanto farlo con le belle persone.
    C’mon, si volta pagina e si va avanti.

  • London calling

    E chi sono io, per non rispondere?

    A Londra c’ero stato in gita alle medie superiori, quindi grosso modo vent’anni fa – ometto il commento sul tempo che passa – e l’ho trovata sensibilmente cambiata, per quel che posso ricordare. Non che sia andato su con il pensiero di “Oh, mamma, guarda come è diversa!”, però ecco, qualcosa m’è saltato all’occhio.
    Ma andiamo con ordine.

    La preparazione.
    Considerata la mia scarsa – sigh – dimestichezza con voli aerei & co, mi sono affidato completamente al mio tour operator personale, Angelo. Scelta azzeccatissima, grazie mille e hat tip per l’organizzazione!
    Il volo A/R è stato con Ryanair, quindi l’unica preoccupazione era la gestione del bagaglio a mano. Ho viaggiato leggero: l’essenziale per l’igiene personale, qualche cambio di biancheria intima e t-shirt, un giubbotto pesante e poi basta, con il trolley praticamente mezzo vuoto, e pronto per ospitare gli eventuali – “Sai, in febbraio, ehm, andrei a Londra per un weekend con Angelo…” “Bene! Allora mi prendi questo, quello, e quell’altro ancora. Ah, poi magari anche, già che ci sei, …” – acquisti.
    Avendo però la borsa a tracolla con la macchina fotografica, temevo che quest’ultima potesse far storcere il naso agli addetti al check-in e fossi dunque costretto ad imbarcare l’eccesso nella stiva. E invece tutto liscio, trolley sopra la testa e tracolla in mezzo ai piedi.
    Ah, nota a margine, imbarco prioritario tutta la vita, ne vale la pena – soprattutto se poi il sistema informatico di Ryanair non ti addebita i costi.

    Il volo.
    Tutto tranquillo, pochi scossoni. Importantissimo: un paio di cuffiette per eliminare i fastidiosi spot pubblicitari Ryanair, il napalm per eliminare chi applaude a fine atterraggio.

    Il cimitero di Highgate.
    Il cimitero richiede un post a parte, tanto m’ha colpito.
    Nel frattempo, un paio di foto, e il link al set completo su Flickr.

    Verde - Cimitero di Highgate - Londra
    Verde

    Flooding - Cimitero di Highgate - Londra
    Flooding

    Carnaby Street.
    “Angelo, dove cazzo sono finiti i punk?”
    Segue una precisa spiegazione sulla evoluzione di Soho, da quartiere malfamato a zona alla moda, e la conseguente sparizione dei ragazzi con creste colorate e similari. Insomma son rimasto un po’ deluso, mi aspettavo i tipici negozi con le cose strane, e invece c’è un Uggs Store.

    Camden Market.
    Me lo immaginavo piuttosto turistico, ma devo ammettere di essere rimasto affascinato dall’atmosfera e dalla vivacità del posto. Una lunghissima sequenza di stili e odori e colori, mescolati tra loro fino a formare un caos armonico che fa bene agli occhi, non saprei in quale altro modo descriverlo.

    Vario ed eventuale.
    L’autobus a due piani, di sopra, proprio davanti al vetro. Il British Museum, mi pare ancora incredibile il poterci entrare gratis. I ragazzi italiani che fanno gli uomini sandwich per la moltitudine di tattoo studio presenti a Camden. Il merluzzo del fish’n’chips, buonissimo. Il fish’n’chips che non ha la licenza per gli alcoolici, quindi prima passi al market per prendere da bere, poi ti siedi al tavolo e i camerieri vengono a stapparti le bottiglie. La spiegazione sulle tipologie di pub, e quella birra scura bevuta al pub dopo cena. E mille altre cose che ora non mi vengono in mente, ma va bene così, mi piace quando mi sovviene un dettaglio e mi perdo a ripensarci.
    Qui, se ne hai voglia, c’è il set delle foto che ho scattato.

    Tu, Londra, chiama pure, io torno, eh.

  • Di viaggi ed altre cose

    Tra pochi giorni prendo il mio secondo volo intercontinentale, abbiamo fatto i passaporti e indossiamo entrambi una maglietta rossa, lui ha letto la guida da capo a piedi, io dei romanzi da capo a piedi, faremo il giro delle sette case, come fossero chiese, andiamo a vedere i pinguini e le cascate: insomma, andiamo in Argentina, fino alla fin del mundo, principio de todo, che basterebbe, da solo, a motivare un viaggio. (Figurarsi un viaggio di nozze.)

    Mi porta in capo al mondo, ha detto.

    Due amici stanno per partire per un viaggio, non so quanto durerà ma vanno lontano, quindi sarà un lungo viaggio. Vanno in Argentina, vanno fino a Ushuaia, che è proprio giù, in basso. Buon viaggio, amici.

    Io non so se lo farei, un viaggio, lì, in Argentina; forse neanche in Cile, sull’altro lato della Cordigliera delle Ande. E mica perché ho qualcosa contro il Sud America, anzi.
    È per la loro forma, lunghi e stretti, e anche per una questione di età, la mia.
    In passato ne ho girati un paio, di stati più o meno lunghi e stretti, tipo Svezia e Norvegia.
    Ma appunto in passato, con pensieri e percezioni differenti da quelle attuali.

    Un viaggio del genere è un moto diritto, un moto che segue ipoteticamente una linea retta, retta che può assumere la forma di piano inclinato, e il moto acquista energia da se stesso, lungo il piano, e quando arrivi in fondo sei talmente carico che è difficile, molto difficile, tornare indietro, e con i pensieri e le percezioni attuali il decidere di mandare in culo tutto e tutti richiederebbe giusto un decimo di secondo.

    Meglio un viaggio tondo, è più facile tornare sui propri passi.

  • Thank you

    Stefania.
    Marco, la Cate, Simone e Bicio, Luca, Simone e l’Elena.
    Elena, Francesca, Vincenzo, Emanuela, Federica.
    Michela e Matteo, Elisa.
    Le Mondine.
    Corrado.
    Benedetta & family.

    Spero di non aver lasciato fuori nessuno. Grazie per il bellissimo Natale. REsistiamo.

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  • Io alla Fede ci voglio bene

    Ti auguro, amico mio, emozioni che ti sorprendano.
    Ti auguro una serie infinita di birre gelate al punto giusto.
    Ti auguro moltissimi bagni nel mare freddo esattamente come lo gradisci tu.
    Ti auguro tutte le foto che vorresti fare.
    Ti auguro di trovarti per caso a quello che sarà il più bel concerto della tua vita.
    Ti auguro tramonti sconfinati da gustarsi insieme ad una sigaretta.
    Ti auguro il sollievo dal mal di testa per i prossimi tremila anni.
    Ti auguro di veder diventare tua figlia una donna meravigliosa e di esserne fiero.
    Ti auguro dei micini in giro per casa per più di due settimane l’anno.
    Ti auguro tutti gli abbracci che puoi desiderare poi aggiungici i miei.
    Ti auguro degli occhi che brillano e dei sorrisi che ti fanno smettere di respirare.
    Ti auguro baci come se non ci fosse un domani.
    Ti auguro di inseguire sempre i tuoi desideri, anche se corrono veloce.
    Ti auguro davvero ogni genere di felicità ma più di tutto ti auguro di essere per sempre te stesso. Il regalo migliore che puoi fare a chi ti ama.
    Ti lovvo
    Buon compleanno Massi.
    Fede

  • Dammi un titolo

    C’è questa cosa carina che fa Samuele ogni tanto, e cioè pubblica una foto su Friendfeed e chiede l’aiuto da casa per darle un titolo: i contatti rispondono e lui sceglie il migliore. Io ho partecipato qualche volta, e i titoli che ho proposto sono piaciuti in un paio di occasioni. Questa cosa, il dare un titolo ad una foto, mi piace molto, e trovo che sia importante, per la foto, le da un senso compiuto, le da una sorta di spiegazione che va oltre a quello che la foto mostra. E niente, ieri sera, intanto che partecipavo al contest, mi son chiesto quale fosse il titolo più bello che ho dato ad una foto, e senza dubbio è questo:

    “Chiedimi se sono felice”
    "Chiedimi se sono felice"

  • Inversione del senso di marcia

    Sembra dunque che, per una volta, siano gli Amici a venire a trovare me, e non viceversa, come al solito. E in cuor mio spero che non sia una tantum, ché sentirsi cercati e raggiunti, lo dico, mi fa molto piacere.

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  • SBAM

    SBAM è il rumore che fa la sportellata emotiva quando ti arriva in faccia. Che tu possa aspettartela o meno, che sia positiva o negativa, questa quando arriva ti lascia il segno. Ieri sera ero a Carpi ad ascoltare la millemillesima lettura di Schegge di Liberazione, in una edizione speciale però, e cioè la presenza del Coro delle Mondine di Novi. Me l’aspettavo, che fosse una cosa tanta, ma non così tanta. Per la prima volta, non sono riuscito a fare foto, tanto mi tremavano le braccia. Davvero, eh, mica per scherzo. Ho dovuto metterla via, la macchina fotografica, ché tanto venivano tutte mosse. Le letture dei brani, nonostante li abbia oramai sentiti e risentiti, mi emozionano sempre; e in più, vedere e sentire cantare dal vivo quelle signore che avevo avuto modo solo di ascoltare nei vecchi dischi dei Ramblers. La somma delle due cose è stato lo SBAM di cui sopra. E insomma, è stata una cosa veramente bella. Alla fine ho atteso che i ragazzi scendessero dal palco, e li ho abbracciati forte uno per uno, un piccolo grazie per tutte le emozioni trasmesse. Bravi.

  • Il Regalo di compleanno

    Ti lascio con il mio regalo di compleanno. Ieri ho pensato che avrei avuto voglia di scriverlo a te.

    “Ieri ho fatto un giro in bici. Su per San Mamolo e ia di Roncrio fino a quando la salita di Monte Donato non mi toglie il fiato. La città era deserta, il cielo era azzurrissimo, le nuvole bianchissime, il sole mi baciava e io contraccambiavo con gioia nonostante fosse fine luglio. San Mamolo era silenziosissima e poco prima della baracchina dei gelati un pianoforte suonava e spandeva nell’aria una specie di magia. Ci sono passata attraverso e non ho potuto non girarmi a guardare da quale finestra uscisse la musica, chi suona, chissaperchè. Non è che uno tiene il piano sul balcone… Poco oltre la città lascia spazio ad un paesaggio completamente differente. La strada si stringe, la vegetazione diventa foltissima e piena di rumori di uccellini, cicale, acqua che scorre… e uno scoiattolo marrone, bellissimo piccolo e perfetto, è fermo su di un muretto con una foglia in bocca. Una meraviglia ferma lì sulle zampe posteriori, con le zampette si sta masticando una foglia e mi fissa. Sì mi fissa. Io ipnotizzata mi fermo lentamente, mi avvicino. Nella mia testa continuo a ripetere… non te ne andare… non te ne andare… Ma dal suo punto di vista non deve essere stato un incontro altrettanto eccezionale perché dopo qualche secondo mi ha sventolato il suo codone davanti ed è scomparso fra le fronde.”

    Baci,
    Fede

    Il Regalo di compleanno, bello e inaspettato. Grazie, Fede, un bacio a te.