Tag: chicca

  • Sul “No.”

    Prima ero in terrazza a fumare, guardando l’acqua del fiume andare verso destra e gli steli delle canne inclinarsi verso sinistra, e pensavo “Tanta roba il fiume, come fa correre i pensieri lui, poco altro riesce”. E mi sono accorto di stare riflettendo sul “No.” che ho detto giovedì sera a Francesca, mia figlia. La domanda era se avesse potuto – per risparmiarmi la deviazione verso casa dei nonni la mattina dopo – portare il cellulare a scuola. “No perché uno non ti serve, due se te lo rompono o prendono, anche solo per scherzo, mi incazzo come una pantera e resti senza per un bel po’” “Ma ti prometto…” “No.” Mi ha pesato, quel No, riflettendoci a palle ferme (pun intended). Mi ha pesato, quel No, perché ho in qualche modo annullato delle aspettative, dei pensieri non detti, delle fantasie. Sento di poter dire che una volta non era così, e dal mio punto di vista meno complicato, perché sentivo un puro e semplice desiderio, fine. “Babbo voglio quello.” “No.” Si sente che è più semplice, dai. Amici che avete figli alle elementari non lamentatevi, i bei momenti devono ancora arrivare. (10 a 1 che arriva qualcuno a dirmi che superiori VS medie è la stessa cosa, ma già lo so, già mi tremano i polsi)

  • I racconti della casa nuova – La prima notte dell’ottenne

    Passare un’ora e mezzo seduto a terra, con la schiena appoggiata al muro, al buio, ascoltando i movimenti del suo sonno agitato dal caldo, le parole smozzicate che sbucano fuori dai suoi sogni: CHECK.
    Ora spero tocchi a me, ma ho dei seri dubbi.

  • La percezione del tempo

    TicTacTicTacTicTacTicTac
    Tic Tac Tic Tac Tic Tac Tic Tac
    Tic. Tac. Tic. Tac. Tic. Tac. Tic. Tac.
    Tic
    Tac
    Tic
    Tac
    Tic
    Tac

    Tic

    Tac

    Tic

    Tac.

    Oltrepassata la porta scorrevole ho percepito chiaramente il dilatarsi del tempo. È tutto un duplicarsi e triplicarsi di secondi e minuti, ti trovi ad attraversare le ore come fossero di melassa, rallentato e con un fastidio appiccicoso addosso. Proprio non so come abbiamo fatto, l’altra volta.

    Scritto con WordPress per Android

  • La veridicità degli adagi popolari

    C’era questo proverbio, o meglio, questa specie di filastrocca, legata allo sbadigliare, che mi raccontava mia nonna quando ero piccolo. Recitava più o meno così (scritto a spanello):

    E sbadac’ e n’a ingän,
    o cl’è said o sànn o fam
    o cs’è fort inamurè
    o ujè quelcosa ed mel pinsè

    Tradotto:

    Lo sbadiglio non inganna
    o è sete o sonno o fame
    o si è molto innamorati
    o c’è qualche brutto pensiero

    Ieri mattina abbiamo accompagnato l’oramai-ottenne alle visite preliminari per l’intervento di rimozione delle adenoidi e, giuro, non ho mai visto così tanti sbadigli al minuto. Poi fortunatamente il nervoso le è passato.

  • “Ma a Chicca ci pensi sempre?”

    “Ma a Chicca ci pensi sempre?”
    A volte, chiacchierando del più e del meno, ti arrivano delle domande inaspettate, come ad esempio quella qui sopra. E tu rispondi d’istinto, e poi ti fermi un attimo e pensi, leggermente stupito e/o perplesso. Mica per la domanda, eh, che è un po’ strana ma ci sta, lo stupore è per la tua risposta.
    “No”
    Pensi.
    Come, no? Ma no, dai, è tua figlia, ti sei sbagliato, che padre di merda che sei.
    E invece.
    E invece la risposta è corretta, non ti sei sbagliato, e no, non sei un padre di merda. Sai che c’è, che una parte della tua vita, la consideri quando devi organizzarti le uscite o i weekend, pensi a cosa le piace da mangiare quando vai a fare la spesa, le porti un pensiero quando sei in giro. Però no, non ci pensi sempre, e in cuor tuo sai che è giusto così. C’è lei, ci siete tu + lei, però ci sei anche solo tu.

  • Il terrore

    Il terrore non è come lo mostrano nei film, il terrore lo vedi nella faccia delle persone vere, dal vivo. E’ un movimento che parte dal basso, dal mento, e poi si sposta verso l’alto, coinvolgendo via via la bocca poi le guance poi gli occhi. E se è davvero forte fa alzare anche le mani verso la faccia, come a proteggersi. Il terrore lo vedi nascere come un urlo muto sul viso di una bambina, con lo sguardo a mezza altezza tra le travi del soffitto e il tavolo, gli occhi che, sbarrati, seguono la discesa rapida del ragno verso la tovaglia, e man mano che questo si avvicina alla meta il volto della piccola diventa una maschera. Il suo corpo sembra pietrificato, poi una mano scatta verso il mio braccio e lo artiglia cercando protezione, mentre gli occhi cominciano a riempirsi di lacrime. Con un gesto veloce libero la tovaglia dall’ospite inatteso, e sento la presa al braccio allentarsi fino a rimanere solo un peso leggero sulla pelle. Allora lei si alza, con i singhiozzi che vanno scemando, fa il giro del tavolo e cerca il ragno sul pavimento, come a esorcizzare la paura. “Babbo, ma l’hai ucciso?” “No, non serviva ucciderlo, l’ho solo buttato giù.” “Va bene, basta che non torni più.”

  • Appunti di viaggio

    Per stringere nuove amicizie, o almeno per conoscere nuove persone, usare la 6enne come case study. Fa impressione.

    Posted from WordPress for Android

  • Orgoglione

    Valutazione finale.

    Anche nella seconda parte dell’anno scolastico, Francesca ha continuato a vivere l’esperienza scolastica con serenità ed allegria. Sempre pronta e coinvolta, ha confermato un vivo interesse per ogni tipo di proposta didattica. Si è applicata costantemente e con volontà traendo, dal lavoro eseguito con correttezza e cura, una forte gratificazione. Ha affrontato con curiosità ed impegno le diverse situazioni scolastiche, miscelando autonomia e sicurezza. Ha acquisito pienamente le strumentalità di base, che sa utilizzare con padronanza.

    Qui quella intermedia.
    La prima pagella non si scorda mai. Brava Chicca :*

  • Chissà com’è, fare il babbo a tempo pieno

    E’ il pensiero ricorrente di questa sera. Mi rendo conto che lei fa delle cose, quando non è con me, e io me le perdo; certo, con me fa altre cose rispetto a quando sta con la mamma, ma in questa situazione di parità ho comunque la sensazione di perdere. Non è un desiderio di vita vecchia, ci mancherebbe, ché ormai quel che è stato è stato; è che ultimamente, quando non ce l’ho io, mi manca più del solito. Ora chiudo tutto, vado offline e la guardo dormire per un po’, poi tocca a me.

    Posted from WordPress for Android