Tag: cimiteri

  • London calling

    E chi sono io, per non rispondere?

    A Londra c’ero stato in gita alle medie superiori, quindi grosso modo vent’anni fa – ometto il commento sul tempo che passa – e l’ho trovata sensibilmente cambiata, per quel che posso ricordare. Non che sia andato su con il pensiero di “Oh, mamma, guarda come è diversa!”, però ecco, qualcosa m’è saltato all’occhio.
    Ma andiamo con ordine.

    La preparazione.
    Considerata la mia scarsa – sigh – dimestichezza con voli aerei & co, mi sono affidato completamente al mio tour operator personale, Angelo. Scelta azzeccatissima, grazie mille e hat tip per l’organizzazione!
    Il volo A/R è stato con Ryanair, quindi l’unica preoccupazione era la gestione del bagaglio a mano. Ho viaggiato leggero: l’essenziale per l’igiene personale, qualche cambio di biancheria intima e t-shirt, un giubbotto pesante e poi basta, con il trolley praticamente mezzo vuoto, e pronto per ospitare gli eventuali – “Sai, in febbraio, ehm, andrei a Londra per un weekend con Angelo…” “Bene! Allora mi prendi questo, quello, e quell’altro ancora. Ah, poi magari anche, già che ci sei, …” – acquisti.
    Avendo però la borsa a tracolla con la macchina fotografica, temevo che quest’ultima potesse far storcere il naso agli addetti al check-in e fossi dunque costretto ad imbarcare l’eccesso nella stiva. E invece tutto liscio, trolley sopra la testa e tracolla in mezzo ai piedi.
    Ah, nota a margine, imbarco prioritario tutta la vita, ne vale la pena – soprattutto se poi il sistema informatico di Ryanair non ti addebita i costi.

    Il volo.
    Tutto tranquillo, pochi scossoni. Importantissimo: un paio di cuffiette per eliminare i fastidiosi spot pubblicitari Ryanair, il napalm per eliminare chi applaude a fine atterraggio.

    Il cimitero di Highgate.
    Il cimitero richiede un post a parte, tanto m’ha colpito.
    Nel frattempo, un paio di foto, e il link al set completo su Flickr.

    Verde - Cimitero di Highgate - Londra
    Verde

    Flooding - Cimitero di Highgate - Londra
    Flooding

    Carnaby Street.
    “Angelo, dove cazzo sono finiti i punk?”
    Segue una precisa spiegazione sulla evoluzione di Soho, da quartiere malfamato a zona alla moda, e la conseguente sparizione dei ragazzi con creste colorate e similari. Insomma son rimasto un po’ deluso, mi aspettavo i tipici negozi con le cose strane, e invece c’è un Uggs Store.

    Camden Market.
    Me lo immaginavo piuttosto turistico, ma devo ammettere di essere rimasto affascinato dall’atmosfera e dalla vivacità del posto. Una lunghissima sequenza di stili e odori e colori, mescolati tra loro fino a formare un caos armonico che fa bene agli occhi, non saprei in quale altro modo descriverlo.

    Vario ed eventuale.
    L’autobus a due piani, di sopra, proprio davanti al vetro. Il British Museum, mi pare ancora incredibile il poterci entrare gratis. I ragazzi italiani che fanno gli uomini sandwich per la moltitudine di tattoo studio presenti a Camden. Il merluzzo del fish’n’chips, buonissimo. Il fish’n’chips che non ha la licenza per gli alcoolici, quindi prima passi al market per prendere da bere, poi ti siedi al tavolo e i camerieri vengono a stapparti le bottiglie. La spiegazione sulle tipologie di pub, e quella birra scura bevuta al pub dopo cena. E mille altre cose che ora non mi vengono in mente, ma va bene così, mi piace quando mi sovviene un dettaglio e mi perdo a ripensarci.
    Qui, se ne hai voglia, c’è il set delle foto che ho scattato.

    Tu, Londra, chiama pure, io torno, eh.

  • [Note] Cimiteri – Storie di rimpianti e di follie, G. Marcenaro, p. 108

    […] E ancora una volta il sentiero si richiuse, divorato dall’ondata di piante in rigoglio. Sul monte Vaea c’era un cimitero per due, isolato dal mondo.
    «Pochi uomini abbandonano le isole quando le hanno conosciute; le palme fanno loro ombra e gli alisei li cullano fino alla morte.»
    Oggi la tomba di Stevenson è ancora là. Irraggiungibile. La foresta si è ripresa il giusto andamento, cadenzato dai tempi e dai tifoni. Inutile cercare tracce dei due sentieri aperti dai samoani. […]

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  • [Note] Cimiteri – Storie di rimpianti e di follie, G. Marcenaro, p. 48

    Il 10.8 del calendario gregoriano corrisponde al 10 agosto. Quel giorno si celebra il martirio di san Lorenzo. Nella notte piovono le Perseidi, le lacrime del cielo.
    I napoletani indigenti, morti il 10 agosto di ogni anno dal 1762 al 1890, finirono sotto una lastra di pietra vulcanica contrassegnata con 10.8. La lastra si apriva su un vano di due metri per due, profondo dodici. All’altezza di dieci metri il pozzo aveva una grata, una specie di crivello, uno scolatoio di decomposizioni gocciolanti nel fiume sotterraneo che accoglieva sugo di cadavere. E questo per 366 tombe a pozzo, figurazione di un formidabile calendario funebre, in forma di crittografia astronomica, realizzato sulle pendici della collina di Poggioreale a Napoli. Con una previsione temporale perfetta – teneva conto anche degli anni bisestili.
    Il Cimitero delle 366 fosse l’ho potuto vedere soltanto in alcune fotografie pubblicate in un compassato libro di storia architettonica che trasforma il fenomenale delirio mortuario in un raziocinio tecnico. Per gli storici deve essere l’esempio più alto dell’Illuminismo applicato allo smaltimento di cadaveri. Nella sua compostezza, il cortile con le 366 botole è frutto di una visionarietà senza pari. Fu pensato, formidabile macchina funebre, come liquidatorio di salme per salvaguardare la salubrità dei vivi. Il suo rigoroso incalzare temporale, la fantasiosa applicazione del numero, della smorfia e della quaterna secca, esalta ancor più la città per la quale fu realizzato, capitale della superstizione e delle fatalità.

    Pianta del cimitero

  • [Note] Cimiteri – Storie di rimpianti e di follie, G. Marcenaro, p. 33

    […] Novodevičij è l’enciclopedia russa da sfogliare. Mikhail Bulgakov sempre inseguito dai fantasmi del maestro e della sua Margherita. Anton Čechov sepolto accanto al papà, sotto un cippo che rassomiglia a una casetta, una microdacia sul modello di quelle in Crimea, illuminate da un sole malato. Nikolaij Gogol, certo di non essere riuscito a risvegliarne nemmeno una, attrae le anime morte che continuano a visitare la sua tomba. Konstantin Stanislavskij, il grande regista, pensa che il proprio corpo interpreti la parte della salma, convinto com’è che il metodo da lui inventato, con l’attore marionetta di se stesso, possa applicarsi anche ai defunti.
    A Novodevičij tutto sembra doverosamente e burocraticamente palese. A parte le ceneri di Elizaveta Petrovna, clandestina nella tomba di Vladimir Vladimirovič Majakovskij.

  • [Note] Cimiteri – Storie di rimpianti e di follie, G. Marcenaro

    I cimiteri sono pieni di persone insostituibili.

    Georges Clemenceau

  • Nebbia

    C'è nebbia, dovunque
    [Cimitero militare germanico della Futa – E: 0,033s, A: f/3.5, F: 18mm, ISO: 720]

    Questa nebbia riempiva tutto.