Prima però ti spiego come è fatta casa mia. Entri, davanti hai il soggiorno, rettangolare, i lati lunghi a destra e sinistra, di fronte il tavolo da pranzo, parallelo al lato corto. Nel lato sinistro, quando entri, c’è un mobiletto basso con sopra la tele poi il tavolo, nel lato destro c’è il divano, con la penisola all’altezza del tavolo. Oltre c’è la cucina, sulla sinistra, ad angolo, e sulla destra il frigo e la colonna forno. Oltre la cucina c’è un terrazzino piccolo, chiuso, e poi il fiume. E quando dico il fiume intendo dire che se il fiume si gonfia molto (non stasera, tranquilla mamma, finché si muovono le canne va tutto bene) (uhm) e io metto il braccio fuori dalla finestra, in basso, mi bagno la mano fino al polso. Ma torniamo alla cucina, ché io non so come cazzo l’hanno montata, ma sono abbastanza certo che al tubo che porta fuori, nel muro sul fiume, i gas provenienti dalla cappa manchi un pezzo. In soldoni, ho il controsoffitto “a contatto” con l’esterno. Allora prima ho finito di guardare “Lucy” (amici che scrivete di cinema, lo avete detto di che spettacolo di film è “Lucy”?), e mi sono ritrovato in silenzio, in casa. E mi è quasi preso un colpo, ché quella connessione interno/esterno mi fa sentire lo sciabordìo del fiume – stasera corre come un matto – come se stasera ce lo avessi qui, sotto al divano. Una figata.
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The times they are a-changin’
Si è presentato con un ticchettio prima lieve, poi leggero, e via via sempre più forte, fino a costringermi ad alzare il volume della televisione.
Allora sono corso alla finestra sul terrazzino, quello dritto sul fiume. E l’ho trovato lì, forte, teso e freddo, segnale impossibile da ignorare, segno che la stagione è cambiata.
Il vento si incanala lungo le massicciate, risalendo il corso del fiume, frusciando rumoroso tra le foglie delle canne.
Queste sono piegate controcorrente, in direzione opposta al flusso denso e fangoso che scorre veloce verso il mare.
E sono proprio questi due moti opposti a farmi più impressione, moti opposti che potrebbero annullarsi a vicenda e che invece si sommano e mi mandano in pappa il cervello.
Benvenuto, autunno.Detriti
Lui è in piedi, alla finestra, perso nello scorrere dell’acqua.
Un sorso di birra gelata, un tiro di fumo bollente, la bocca trasformata in un bong.
Percepisce un cambiamento nel tremolio delle luci riflesse sulla superficie dell’acqua, e risale dal turbinio dei pensieri. È vero, il fiume ha cominciato a muoversi più velocemente, smuove e fa frusciare le canne sugli argini.
E arrivano i primi detriti, trasportati dalla corrente.
Lui sorride.
Per fortuna nessuno lo vede, perché quel sorriso mette i brividi: le labbra arricciate, i denti digrignanti, è animalesco.
Lui adesso ride, con una smorfia che gli deforma la faccia. Sente che sta per arrivare.
Lui il suo nemico lo ha ucciso tanto tempo fa, lontano.
Lo ha ucciso e lo ha scaraventato nel fiume.
Ed ha aspettato.
Ha atteso il momento giusto.
Altri detriti galleggiano nell’acqua spumeggiante.
Una massa più scura.
Lui si concede una grossa risata, di petto, e chiude la finestra.I racconti della casa nuova – Un breve sopralluogo
L’acqua nel fiume non è molta, e scorre lenta verso la foce. In direzione opposta, una serie di onde svela un pesce che risale la corrente. Le canne frusciano come un mormorio, scosse appena dalla leggera brezza. Un turbinio di rondini percorre la superficie dell’acqua a caccia di insetti, e le più avventate – o distratte – mi volano vicino, affacciato al piccolo balcone.
Sento di volerle già bene, alla casa nuova.