Tag: linux

  • Postr

    Stanco della lentezza di jUploadr (un tool per uploadare le foto nel proprio account Flickr), e soprattutto della sua scarsa integrazione con il resto del sistema, ieri sera mi sono guardato un poco in giro, e greppando in Synaptic, il package manager di Ubuntu, ho scoperto Postr, un programma Python/GTK che ha il medesimo scopo.

    Ecco uno screenshot:

    postr

    L’interfaccia è piuttosto pulita, senza troppi fronzoli, e grazie all’uso delle librerie GTK l’applicazione mantiene il look&feel del resto del sistema. Il fatto che sia scritta in Python non ne riduce assolutamente la reattività.
    Unico neo, mi sembra non sia possibile creare al volo un nuovo set, ma solo usare quelli esistenti.

    A parte questo, di sicuro un ottimo tool, da valutare seriamente come alternativa al più famoso jUploadr.

    Alla prox

    [tags]postr, flickr[/tags]

  • Linux, visto da dentro

    How Software Is Built, un blog forum dedicato all’analisi dei modelli di sviluppo software, ha fatto e pubblicato una bella, lunga intervista a Greg Kroah-Hartman (blog e Wikipage), storico sviluppatore del kernel Linux e maintainer di diversi subsystem.

    L’intervista ha come argomento l’organizzazione e la gestione del source code, topic più che rilevante considerata la moltitudine di persone che scrive codice per il kernel di Linux, sia per passione che per lavoro.

    To give an example, for the 2.5 to 2.6 kernel development series, which took about two years, the top 30 people did 80 percent of the work. Now, the top 30 people do 30 percent of the work. The sheer number of developers has also increased. We were running a couple hundred developers, and now we’re running a couple thousand.

    Con un tasso di crescita del genere è molto interessante capire come il processo di sviluppo viene gestito, e come lo sviluppo stesso sia cambiato nel tempo.

    Altrettanto interessante è il concetto di fiducia (trust) da parte di Linus e dei vari maintaners:

    As I said, I maintain the subsystems such as USB, and I have people who I trust enough that if they send me a patch, I’ll take it, no questions asked. Because the most important thing is I know that they will still be around in case there’s a problem with it.And then I send stuff off to Linus. So, Linus trusts 10 to 15 people, and I trust 10 to 15 people. And I’m one of the subsystem maintainers. So, it’s a big, giant web of trust helping this go on.

    Greg Kroah-Hartman porta avanti anche un’altra iniziativa, il Linux Driver Project, progetto atto a facilitare il porting e/o la scrittura di device driver per quelle aziende che desiderano rendere i propri prodotti HW fruibili anche da una utenza non Windows.

    The Linux Driver Project started out because of the perception that Linux doesn’t support many devices. It turns out that Linux supports all devices out there. There’s really nothing manufactured today that Linux doesn’t support, in a major consumer market. There are some one-offs, like some small video-capture devices I know of that we don’t have support for, but people are actually working on those. The initial goal of the Linux Driver Project was to remove all barriers that could possibly be there, which were mostly managerial. To attain that goal, we said that we will write and maintain any driver for free for any company.

    Qui sotto il link all’intervista completa

    Interview with Greg Kroah-Hartman – Linux Kernel Dev/Maintainer.

    Alla prox

    [tags]linux, kernel, Greg Kroah-Hartman[/tags]

  • Android-x86 su Asus EEEPC 701

    Ovvero come giustificare finalmente la presenza del netbook nel marasma dell’angolo tecnologico della casa.

    Allora, ho ereditato l’ASUS EEEPC 701 Surf 2G (pimpato da una SCHD da 4 oppure 8GB) da mio babbo per scopi educativi, tipo “ormai l’ho preso, ma non riesco a farci niente, vedi un pò tu”. Inizialmente montava l’OS di default, e cioè Xandros, che ho prontamente arato per smanettarci un poco. Se non ricordo male, il primo OS testato era gOS, scelto perchè montava il mio DE preferito, E17; ma è durato poco, l’integrazione tra il DE e l’Ubuntu sottostante non era perfetta, e soprattutto risultava difficile gestire alcune finestre che sbordavano verso il basso, nell’esiguo 7″ che monta questo netbook.
    Sono poi passato a Easy Peasy, che per primo mostrava l’innovativa interfaccia Netbook Remix, specifica appunto per questo tipo di device; ma la presenza di Ubuntu era sempre troppo ingombrante, e l’interfaccia era anni luce dal poter essere descritta come fluida.

    E il giocattolino è rimasto fermo per diversi mesi. Ero addirittura tentato di installarci un qualche *BSD (tipo NetBSD), giusto per riuscire a rosicare un pò di risorse il più per la parte grafica.

    Poi, qualche giorno fa ho letto questo articolo su OssBlog e, positivamente incuriosito, ho deciso di tentare la fortuna, per rendere il netbook simile a qualcosa di realmente utilizzabile. E questo è quanto osservato finora.

    Il test

    Prerequisiti
    * Il netbook;
    * I’immagine ISO del LiveCD (io ho usato questa);
    * un pendrive grande a sufficienza da contenere la ISO;
    * unetbootin (o qualcosa di simile per flashare il pendrive e renderlo bootabile);

    Steps
    * Flashare nel pendrive la ISO con il proprio tool preferito, ricordandosi di rendere bootabile il pendrive;
    * Bootare il netbook con il pendrive inserito, ricondandosi di selezionare il boot da USB;
    * Selezionare, nel menu che appare, la modalità di boot preferita (sessione live oppure installazione su disco);
    -> Partenza live: boot piuttosto rapido, e a meno dell’impossibilità di salvataggi persistenti non ho notato grossi rallentamenti;
    -> Installazione su disco: un poche richieste, selezione del disco, tipo di filesystem, installazione o meno del bootloader;
    Poi scelta tra reboot o partenza.
    * Ecco, ora, in un modo o nell’altro, avete una sessione funzionante di Android sul vostro netbook :)

    Annotazioni
    * La rete WEP è stata vista senza problemi, e la connessione è rapida e indolore;
    * Dopo lo stand-by, il sistema fatica un pò a riconnettersi;
    * Ho trovato il touchpad un pò scomodo da usare, mi muovo meglio con la tastiera;
    * Il tasto ESC chiude la finestra corrente;
    * Il tasto Menu (a dx della barra spazio) fa apparire il menu contestuale nel footer del display;
    * Non so come installare una applicazione dal Android Market;
    * Per scrollare una pagina, left click + touchpad

    Per ora, questo è quanto emerso dal veloce test effettuato questa sera; il sistema è molto veloce, e fa sembrare l’Ubuntu installato in precedenza un grosso lumacone. Sembra proprio che Android sia riuscito a dare un senso questo netbook (IMHO).

    Alla prox

    [tags]eeepc 701, android[/tags]

  • Il font Monaco su Linux

    Passerò per copione, ma se una cosa mi piace cerco di poterla replicare per me.

    La cosa che mi piace è Textmate, l’editor più cool per OSX, e l’obiettivo della replica è SciTE, il mio editor preferito.

    Il tema l’ho adattato, e come font usavo Droid.

    Usavo, perchè Google ha risposto alla mia domanda.

    Ecco come appare SciTE:

    scite_monaco

    Cool :)

    Alla prox

    [tags]ubuntu, linux, monaco, font, scite[/tags]

  • Dropbox, the Linux side

    Come promesso qualche giorno addietro, rieccomi a parlare di DropBox, un servizio di storage online, e in questo caso parlo del client Linux, nel mio caso Ubuntu 8.10, e di come integrarlo in E17.
    L’installazione per Ubuntu funziona OutOfTheBox, ma il servizio dropboxd non parte in automatico; viene infatti eseguito all’apertura di Nautilus, il file manager di Gnome, tramite un plugin che viene installato dall’installer (scusate il gioco di parole). Ma niente paura, non c’è bisogno di usare Nautilus in E per usare DropBox!

    La soluzione per la quale ho optato è stata quella di creare un file .desktop per /home/<utente>/.dropbox-dist/dropboxd& (la & finale consente l’esecuzione del processo in background in una subshell) tramite Menù->Setting Panel->Apps->Nuova applicazione, e l’applicazione appena creata l’ho aggiunta alle Applicazioni per l’avvio.

    Una volta avviato, il processo, che in automatico creerà la directory ~/Dropbox, sarà visibile tramite una icona nella systray: il left-click, purtroppo, avvia Nautilus, mentre il right-click mostra il menù contestuale.
    Per copiare un file nello storage remoto è sufficiente copiarlo all’interno della cartella Dropbox; per copiarlo e renderlo pubblico bisogna invece copiarlo all’interno di ~/Dropbox/Public. In questo ultimo caso è possibile ottenere un URL univoco per da poter condividere per accedere al file pubblicamente, direttamente dal menù contestuale (in Nautilus) oppure tramite l’interfaccia web (E17).

    Nel caso in cui il client sia installato su più computer condividendo il medesimo account si ottiene la sincronizzazione tra le varie macchine, funzionalità piuttosto interessante.

    Per le altre funzioni, rimando al tour sul sito ufficiale; in chiusura, il link per iscriversi al servizio utilizzando il mio referrer.

    Alla prox

    [tags]dropbox,file sharing[/tags]

  • Swisscom + Linux = EFL!

    La notizia e’ dunque ufficiale, ed e’ stata data da Rasterman in persona: Swisscom utilizzera’ le EFL (Enlightenment Foundation Libraries) nella propria piattaforma Linux-based per i telefoni cellulari.

    Il lavoro svolto da Raster e’ stato quello di migliorare E17, di rendere usabile Illume, un modulo per E17 che trasforma il classico DE in qualcosa di piu’ funzionale per i devices con scarse risoluzioni, e di creare Elementary, un set di widget ottimizzato anch’esso per i dispositivi mobili con touchscreen.

    Il codice funziona molto bene su cellulari e PDA come il Treo650, con solo 32 MB di RAM, e il risultato e’ interfaccia grafica molto più attraente rispetto all’originale PalmOS, basata sul progetto OpenEmbedded.

    Per maggiori dettagli, in particolare i dettagli tecnici sulla installazione (Treo650 e Freerunner) vedere il sito di Rasterman.

    [tags]swisscom, linux, enlightenment, e17[/tags]

  • Passaggio da Feisty Fawn a Gusty Gibbon

    Gia’, finalmente mi sono deciso a passare alla nuova release di Ubuntu, il mio Linux flavour preferito, che uso dove FreeBSD non sta comoda.
    Se avessi scritto questo post qualche tempo fa, tipo almeno un anno fa, mi sarei dovuto preparare a scrivere parecchio, utilizzando i code-snippet per postare esoteriche sequenze di shell script utili a risolvere gli inevitabili problemi davanti ai quali mi sarei di sicuro trovato, magari anche post multipli, in attesa di risolvere quell’aggiornamento che mi impediva di far ripartire bene il sistema.
    Questo almeno un anno fa.
    E oggi?
    Quasi quasi mi vergogno a scriverlo, ho ben presente che questo post non vuole essere una guida al passaggio di versione, ma mi sembra comunque di scrivere delle ovvieta’.
    Comunque.
    Ho aperto un terminale e ho lanciato “update-manager -c -d”.
    Ho aspettato.
    Fine.
    Non vi basta?
    Sessione remota tramite XDMCP
    Direi che ogni (mio) commento e’ superfluo, Ubuntu rulez.

    Alla prox

    [tags]ubuntu, feisty fawn, gusty gibbon, update, update-manager[/tags]

  • Giocando con la bash

    Oggi ho avuto l’esigenza di ottenere in formato esadecimale le dimensioni dei files contenuti in una cartella.
    Stanco di effettuare copia e incolla tra la calcolatrice e la shell, ho deciso di farmi dire tutto da questa ultima.
    Nel giro di un quarto d’ora, giusto il tempo di leggere le varie manpages, ecco cosa ho tirato fuori.

    Partenza

    $ ls -l images/*
    totale 12952
    -rw-r--r-- 1 massi massi 11117611 2007-07-25 11:28 ramdisk.gz
    -rwxr-xr-x 1 massi massi 193336 2007-07-25 10:43 redboot.bin
    -rwxr-xr-x 1 massi massi 1930140 2007-07-25 10:41 zImage

    Troppi dati, li limito con [tag]awk[/tag]

    $ ls -l images/* | awk '{print $5}'

    11117611
    193336
    1930140

    Ora ho i dati cercati, ma c’e’ una riga bianca di troppo: chiedo aiuto a [tag]tail[/tag]

    $ ls -l images/* | tail -n +2 | awk '{print $5}'
    11117611
    193336
    1930140

    Ok, la riga e’ sparita. Ora basta giocare un po’ con i campi di awk

    $ ls -l images/* | tail -n +2 | awk '{printf("%s: %s(dec) %x(hex)\n", $8 ,$5 , $5)}'
    ramdisk.gz: 11117611(dec) a9a42b(hex)
    redboot.bin: 193336(dec) 2f338(hex)
    zImage: 1930140(dec) 1d739c(hex)

    Fatto!

    Alla prox

    [tags]bash[/tags]

  • Aggiornamento del kernel su Ubuntu

    Qualche giorno fa il sistema di aggiornamenti automatici della mia Ubuntu 7.04 mi ha notificato la presenza di aggiornamenti disponibili, tra i quali il package del kernel, e da bravo utente ho provveduto all’upgrade, che come al solito è filato liscio.
    Il mio PC mi permette il dual boot tra Ubuntu e FreeBSD, presenti in due dischi SATA differenti, usando il bootloader di Ubuntu (Grub) per scegliere quale dei due avviare. Niente di trascendentale, quindi.
    Oggi, per testare gli ultimi commit di E17 su BSD ho cercato di riaccedervi, ma la voce nel menù di Grub era sparita!
    Guardando nella cartella /boot/grub ho notato la presenza di un menu.lst~, file di backup presumibilmente creato al momento dell’upgrade del package del kernel, che conteneva le righe aggiunte da me: aggiungendole al nuovo menu.lst ho potuto così riaccedere a FreeBSD. Ora, però, mi sono anche fatto una copia di menu.lst nella mia home, giusto per scrupolo… Che ne dite, il merging con un menu.lst preesistente potrebbe essere una feature interessante?

    Alla prox