Tag: ricordi

  • When the music’s over

    A Cesenatico, in viale Roma, una volta c’era un bar, Bar Zara si chiamava.
    Era uno di quei bar che difficilmente verrebbero definiti “belli”, uno di quei bar che, se ci passavi davanti e avevi voglia di un caffè, probabilmente avresti deciso che sì, potevi attendere quello successivo.
    Io ci andavo il sabato mattina, facevo colazione leggendo il giornale, scambiavo due parole con i vecchi facenti parte dell’arredamento, poi tiravo fuori la stecca dalla custodia e giocavo un paio d’ore a cinque birilli, da solo oppure con qualcuno che ne avesse voglia.
    Poi, un bel giorno, il bar ha chiuso.
    Ero sinceramente dispiaciuto, ché, per quanto brutto e vecchio, quella era tipo la mia tana, un luogo dove riuscivo a stare in pace un paio d’ore e dribblare le rotture di cazzo.
    Poi però ha chiuso.
    Durante le ultime partite si discuteva di possibili alternative, “Dai vieni con noi, c’è sto posto con i tavoli buoni” “E se provassimo nell’altro, quello a Gatteo Mare?”, e via così. Ci ho provato, ad andare con gli altri, nei posti nuovi, addirittura un paio di volte, poi però non ce l’ho fatta.
    Non ce l’ho fatta perché, a dispetto delle medesime persone, del medesimo contesto, sentivo che qualcosa si era rotto, che era finita la magia, che non era la stessa cosa.
    Domani succede una cosa simile, una tana chiude, a Friendfeed gli staccano il respiratore (come metafora è forse un po’ cruda, ma ecco, non è che godesse poi di tanta salute, ultimamente).
    E, idem come sopra, è tutto un rincorrersi e dai, ci troviamo qui, ci amichiamo la, ma come funziona quella cosa?
    Non riesco, sento che la magia s’è rotta di nuovo, fine.
    Dunque, un grazie alle belle persone che ho incrociato, persone che si sono trasformate da avatar in numeri di telefono e indirizzi, e un grazie anche ai cretini, ché imparare a rapportarsi con loro è importante tanto quanto farlo con le belle persone.
    C’mon, si volta pagina e si va avanti.

  • Magna tranquillo

    C’è questo ricordo, questa immagine di mio nonno che spesso mi torna in mente.
    A tavola, pranzo o cena che fosse, spesso accadeva che lui facesse sparire un panino, per poi mangiarlo in seguito, magari ore più tardi, di nascosto.
    Un evidente retaggio del periodo in cui c’era la guerra, il cibo scarseggiava, ed ogni occasione per metterne un po’ da parte era buona.
    Avendo presente quel ricordo ho pensato di mandarmi un messaggio: Massimilià, la guerra è finita, smettila con l’ansia, magna tranquillo.

  • Ricordi d’infanzia

    Quel dolore istantaneo e lancinante che mi colpisce poco sopra alla radice del naso, tra gli occhi, bevendo un bicchiere di succo di mela ghiacciato.

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  • Ricordi (via A Chiare Lettere)

    Quindi decisi di mandarmi un messaggio, io piccola, a me adulta. Decisi di mandare in memoria quel pensiero, mentre lo pensavo da piccola, affinché potessi rivederlo intatto tra venti, trenta, quarant’anni. Mi misi a guardare bene fuori dal finestrino, assimilando tutti i dati con gli occhi, per registrarli nella memoria, e immaginavo la me adulta che mi avrebbe guardato. Mi chiedevo se sarebbe stata orgogliosa di me, o mi avrebbe deriso per quel ricordo che le stavo mandando, essendo io piccola e lei ormai adulta.

    Non so se è perché sono alle prese con Lost, e quindi mentalmente più sensibile al tema dei salti temporali, ma trovo che questa cosa qui sia bellissima.