Tag: scheggediliberazione

  • SBAM

    SBAM è il rumore che fa la sportellata emotiva quando ti arriva in faccia. Che tu possa aspettartela o meno, che sia positiva o negativa, questa quando arriva ti lascia il segno. Ieri sera ero a Carpi ad ascoltare la millemillesima lettura di Schegge di Liberazione, in una edizione speciale però, e cioè la presenza del Coro delle Mondine di Novi. Me l’aspettavo, che fosse una cosa tanta, ma non così tanta. Per la prima volta, non sono riuscito a fare foto, tanto mi tremavano le braccia. Davvero, eh, mica per scherzo. Ho dovuto metterla via, la macchina fotografica, ché tanto venivano tutte mosse. Le letture dei brani, nonostante li abbia oramai sentiti e risentiti, mi emozionano sempre; e in più, vedere e sentire cantare dal vivo quelle signore che avevo avuto modo solo di ascoltare nei vecchi dischi dei Ramblers. La somma delle due cose è stato lo SBAM di cui sopra. E insomma, è stata una cosa veramente bella. Alla fine ho atteso che i ragazzi scendessero dal palco, e li ho abbracciati forte uno per uno, un piccolo grazie per tutte le emozioni trasmesse. Bravi.

  • Ciao mamma, sono su IuTub

    Lei ha fatto il video, lui ha scritto queste belle parole, io ci ho messo la grossa presenza scenica. Tutto, sempre grazie a questo.

  • Con gli occhi di una bambina

    Domani con il babbo e la mamma andiamo a trovare il nonno che abita in montagna. Vive in casa da solo senza la nonna e lei non l’ho mai conosciuta perché è morta prima che io nascessi e le cose che so me le ha raccontate la mamma, perché la nonna è la sua mamma. La mamma mi ha detto di fare la brava perché il nonno è vecchio e non sta molto bene e ho detto “Ok te lo prometto: faccio la brava”. Mi piace molto andare dal nonno in montagna: a giocare nella legnaia, a cercare gli insetti nell’orto, a inseguire le galline, anche se lui mi sgrida e mi dice che dopo non fanno più le uova. Però quando mi sgrida ride e non credo che dica davvero. Certe volte mi porta con lui a funghi nel bosco, però nei sentieri facili, che io sono solo una bambina. Non vedo l’ora che sia domani.

    Oggi siamo andati dal nonno. Siamo partiti presto perché c’è da fare un po’ di strada per arrivare a casa sua e io ho fatto qualche pisolino in macchina. Quando mi svegliavo sentivo il babbo e la mamma che parlavano piano per non svegliarmi e non capivo cosa dicevano, quindi tornavo a dormire. Però la mamma mi sembrava triste, forse aveva pianto. Poi ad un certo punto il babbo mi ha chiamato, mi ha detto “Dai che siamo arrivati” e allora mi sono girata e ho riconosciuto il muro con i sassi grossi, gli scuroni verdi e la tenda con le striscioline di plastica colorata della porta di entrata. Non ho fatto in tempo a scendere dalla macchina che il nonno è uscito di casa per venirci a salutare. L’ho guardato e non mi sembrava più vecchio del solito. Ci siamo baciati e abbracciati tutti, poi la mamma e il babbo sono andati a salutare anche la zia, nella casa li vicino, io sono rimasta con il nonno perché tanto dopo la zia veniva ad aiutarci a cucinare e si fermava a mangiare. Il nonno mi ha chiesto come stavo, gli ho detto “Bene, sai che sono in prima elementare?” e lui era contento, ha sorriso molto, e intanto gli ho raccontato cosa facciamo con le maestre e i miei amici di scuola. Lui mi ascoltava attento e ad un certo punto gli sono diventati gli occhi lucidi allora gli ho chiesto “Nonno perché piangi?” e lui mi ha detto che pensava a quando era po’ più di un ragazzino, al suo fratellino che doveva cominciare ad andare a scuola. Io non lo sapevo che aveva un fratello, sono rimasta a bocca aperta e gli ho chiesto dov’era, e allora lui si è fermato ci siamo seduti su un tronco di fianco al giardino e mi ha detto “Non c’è più da tanto tempo. Adesso che sei un po’ più grande ti racconto una storia”. E così ha cominciato a parlarmi di quando era un ragazzo, di suo fratello, dei giochi che facevano, del suo babbo e della sua mamma e sono stati dei bei racconti, non capivo tutte le cose che diceva ma mi sono sembrati belli. Poi è diventato triste, molto più della della mamma in macchina e infatti piangeva. Allora stavo per chiedergli ancora cosa aveva fatto ma deve averlo capito perché con una mano a fatto il segno di stare zitta e poi ha ricominciato a raccontare. Mi ha detto che c’era la guerra e i Tedeschi e io gli ho chiesto chi erano, perché era un nome che non avevo mai sentito e mi ha risposto che erano persone cattive che arrivavano con i fucili e ammazzavano tutti e poi bruciavano le case e che sono stati loro a uccidere il suo fratellino e la sua mamma. Allora gli ho chiesto come mai lui era ancora vivo e mi ha detto che lui non c’era a casa quel giorno, era nei boschi assieme agli altri Partigiani e stavo per interromperlo perché non conoscevo bene nemmeno quella parola, cioè l’avevo già sentita ma non mi ricordavo cosa voleva dire, ma il nonno se ne deve essere accorto perché me l’ha spiegato subito. Mi ha detto che si chiamavano così quelle persone che sceglievano di combattere contro i tedeschi perché le cattiverie che stavano facendo erano insopportabili. Allora gli ho chiesto se li avevano ammazzati anche loro i tedeschi e per un attimo è diventato più serio e si è bloccato, poi mi ha detto che si, anche lui aveva ammazzato dei tedeschi – gli volevo dire che quindi era stato cattivo anche lui, però ho pensato che forse ci rimaneva male e allora ho lasciato stare – lui ha continuato a parlare ma era come se non mi vedesse o non ci fossi e ho capito poco, poi è tornato a guardarmi e mi ha detto che dopo pranzo mi portava a fare un giro.
    Il pranzo neanche me lo ricordo, pensavo solo al giretto dopo.
    Siamo partiti verso il bosco noi due e la mamma, piano perché il nonno era stanco. Per un po’ il sentiero lo riconoscevo, era quello facile che facevamo di solito, poi però abbiamo girato dietro ad una roccia molto grande e da li in poi era tutto nuovo. Secondo me abbiamo camminato molto perché sentivo male ai piedi, poi ad un certo punto il nonno si è fermato e mi ha detto di guardare là verso quegli alberi. “Vedi?” No, io non vedevo niente a parte le piante e l’erba, e allora mi ha preso per mano e mi ha fatto vedere cosa vedeva lui. C’erano delle specie di buchi per terra, alcuni lunghi e altri più grossi, e qualcuno anche nelle rocce che stavano sopra, come quelle caverne che si vedono nei film, solo più piccole. Il nonno mi ha spiegato che per molti mesi lui e gli altri partigiani avevano vissuto nascosti in quel posto, nella terra, nei buchi, al freddo, per combattere i tedeschi. “Ma come facevate a mangiare?” “C’erano delle brave persone che con il buio facevano avanti e indietro dal paese per portarci il cibo” “Ma non avevano paura a girare nel bosco di notte?” “No, erano coraggiose e ci volevano aiutare, quindi gli passava la paura” “Ah”
    Ogni tanto mi giravo indietro a guardare la mamma e vedevo che era emozionata perché aveva gli occhi molto lucidi. Poi il giretto è finito, perché era tardi e dovevamo tornare a casa in città. Quando siamo arrivati alla casa del nonno ero contenta perché ho raccontato al babbo le cose che avevo imparato e lui ha sorriso. Poi il nonno mi ha dato un regalo, una scatola pesante piena di fogli vecchi scritti in piccolo, in corsivo, non ho capito cosa perché a scuola abbiamo fatto solo lo stampatello e il corsivo ancora no. La scatola l’ha presa la mamma anche se il regalo era il mio e il nonno mi ha detto che magari adesso non capivo ma che quando diventavo più grande dovevo leggere quei fogli così mi ricordavo di lui, e gli ho detto “Grazie, che bello”. Dopo ci siamo salutati e siamo ripartiti, il viaggio verso casa non me lo ricordo perché mi sono addormentata subito.

    Oggi dopo la scuola con la mamma abbiamo sistemato i fogli del nonno in una scatola più grande con scritto sopra il mio nome, e non vedo l’ora di imparare il corsivo per poterli leggere. Grazie nonno, ti voglio bene.

    [Questo è il mio piccolo contributo alle Schegge di Liberazione 2011. Lo trovi negli outtakes, assieme ad altri contributi, in PDF o EPUB, qui. Perché gli outtakes, dici? Perché di contributi ne sono arrivati un fottìo, e non c’era spazio per tutti nelle Schegge cartacee. Tu che “Ah l’odore della carta. Ah, il peso del libro nel tascapane. Ah, vuoi mettere?”, sarai ben contento?]

  • “Ma ci sarà sicuramente il sole, almeno quello dell’avvenire.”

    25 Aprile a Fossoli

    Manicardi e la combriccola tutta l’hanno fatto di nuovo.

    Il 25 aprile esce Schegge di Liberazione, quello di carta, e pure in ebook. Il 25 aprile siamo all’ex Campo di Concentramento di Fossoli (una frazione di Carpi), dove in vari punti del campo dalle 14:30 alle 15:30 leggiamo i pezzi dal nuovo Schegge e da quello vecchio. Ad accompagnarci ci saranno quel fricchettone di simonerossi all’ukulele e un contrabbassista nuovo in temporanea sostituzione del nostro Bicio, che è andato a lavorare in Germania, pensa te.

    Al solito, se volete leggere il vostro pezzo o un pezzo altrui, saremo lì ad accogliervi con le braccia spalancate. Mandate pure una missiva elettrificata a marcomncrd chiocciola gmail punto com, contattateci nei socialcosi o presentatevi direttamente al Campo di Fossoli un po’ prima delle 14:30.

    Ma non finisce mica lì, perché dopo di noi, sempre al Campo, dalle 15:30 Carlo Lucarelli parlerà di ”Resistere narrando” nella baracca recuperata, e dopo di lui, nella stessa baracca, alle 16:00 l’ADM Ensable terrà un “concerto per la Liberazione”. Chiude la rassegna Paolo Nori, che alle 17:30, nel piazzale dell’appello, leggerà “Noi e i governi” sulle musiche della Filarmonica della Città di Carpi.

    E ancora, alle 19:30 ci spostiamo marciando fino al Mattatoio Culture Club, dove tutto cominciò, l’anno scorso, e rifacciamo Schegge di Liberazione, forse con Lucarelli e Nori.

    Nota: in caso di maltempo ci spostiamo con Schegge di Liberazione e Carlo Lucarelli al Museo del Deportato in centro a Carpi, l’ADM Ensable finisce nella Sala delle Vedute del Palazzo dei Pio e Paolo Nori al Cinema Teatro Eden. La parte al Mattatoio rimane invariata, ché il Mattatoio ha ancora un tetto.
    Ma ci sarà sicuramente il sole, almeno quello dell’avvenire.

    Come si dice, Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi, Pasquetta però con noi (/me scappa a gambe levate)

  • Resistenza a motore

    Resistenza a motore.

    Le Schegge di Liberazione salgono sulla Centoventotto Rossa e scendono a Perugia, sabato 20 novembre, presso il Combo. Siateci numerosi!

    PS: il flyer è bellissimo.
    PPS: grazie all’Ufficio dell’Abominio per l’organizzazione.

  • Stasera, Schegge, XM24

    Stasera il tour di Schegge di Liberazione fa scalo a Bologna, all’XM24. Io ci vado, leggo anche, avevo pensato ad una cosa e invece ne ho stampate altre tre ma non ho ancora deciso, ché ho mal di testa e faccio fatica a ragionare. Ci vediamo la?

  • Gap tecnologico

    Paolo è in piedi in mezzo al camminamento, turno di guardia dalle 20 alle 02. Si concede una sigaretta attento a coprire con la mano la brace come ha visto fare nei film di guerra, e osserva attento la vallata sottostante. Ha ereditato la trincea dalla guerra combattuta da suo nonno negli stessi posti due generazioni addietro; non che non fosse capace di scavarne una nuova, ma c’era già quella, è bastato ripulirla un po’. In basso intravede le luci di alcuni veicoli muoversi nella notte, e più in là il bagliore della città, però non riesce a distinguere se sono amici o nemici ma propende per la seconda e osserva le sue vicinanze per vedere se ci sono tracce della loro presenza. I nemici sono sempre più vicini, o almeno sono queste le notizie che giungono dagli altri gruppi di resistenza. Ormai la comunicazione avviene con il passaparola, Internet è già stata messa sotto controllo da diversi mesi e non la usa quasi più nessuno e sembra proprio che la prossima a finire nelle maglie del controllo sia la rete cellulare; qualcuno manda informazioni al resto del mondo tramite gli SMS al numero di Twitter ma se crolla la rete mobile, addio notizie. In questi momenti pensa a suo nonno, a due generazioni indietro, gente legata alla terra, gente che sapeva procurarsi o costruirsi le cose che servivano, gente il cui rapporto con la tecnologia quasi pari a zero; poi pensa a se stesso pochi mesi prima, internet supermercati e un letto caldo dove dormire, e insomma, gli sembra che questa volta il gap tecnologico tra lui e i nemici sia molto alto, e non si sente tranquillo, per niente. Un rumore da destra lo distoglie dai suoi pensieri, un brivido ma è tutto ok, è il suo compagno venuto a dagli il cambio; si scambiano qualche parola, e c’è una buona notizia, sembra che qualcuno abbia trovato un CB e riesca a farlo funzionare. Un sorriso debole lo accompagna al suo giaciglio, mentre laggiù, nella città, si sente qualche scoppio.

    [Questo racconto lo potete trovare anche qui, assieme a tanti altri bellissimi scritti. Ah, poi queste cose vengono anche lette in giro, sintonizzatevi qui]

    [tags]schegge di liberazione[/tags]